Movida Napoli Vico Quercia
Movida Napoli Vico Quercia

Denunciare l'inciviltà dei napoletani è un tema ricorrente per ottenere visibilità e indignazione mediatica. Dalla cosiddetta "invasione" di Roccaraso alla movida notturna, Napoli e i suoi cittadini vengono spesso dipinti come fonte di disordine. Tuttavia, c'è un caso che desta ancora più stupore: quando a guidare questa battaglia mediatica è un consigliere della stessa maggioranza comunale, gettando ombre sulla sua coerenza politica. Nel mirino, questa volta, ci sono le attività notturne di Vico della Quercia, gestite in gran parte da giovani imprenditori che danno lavoro a decine di persone.

La guerra ai locali e il ruolo del Comitato per la Vivibilità Cittadina

La strategia è chiara: articoli e video di denuncia che mostrano folle affollate e residenti esasperati. Tra le voci più ricorrenti c'è quella del portavoce del Comitato per la Vivibilità Cittadina, Gennaro Esposito, e di alcuni residenti che richiedono maggiore silenzio. Tuttavia, in alcuni casi, le immagini utilizzate per documentare la situazione provengono da altre zone, generando una narrativa distorta della realtà.

Vico della Quercia viene descritto come un epicentro di caos e disordine, spesso associato a episodi di criminalità avvenuti in strade adiacenti, senza alcuna correlazione con i locali in questione. Questo tipo di narrazione non solo penalizza i gestori, ma ignora l'importanza sociale e culturale di queste attività per il tessuto urbano.

L'ordinanza del Tribunale e le conseguenze per i locali

La battaglia contro la movida si è trasformata in una questione legale. Un'ordinanza del Tribunale Civile ha imposto nuove misure restrittive ai locali della zona. Secondo la perizia del CTU, il problema è di natura acustica e non di sicurezza, come invece suggerito dal consigliere comunale nelle sue dichiarazioni. Tuttavia, le disposizioni prevedono obblighi severi per i locali, tra cui l'adozione di un servizio di vigilanza privata, supporti antirumore per tavoli e sedie e il divieto di utilizzo di vetro dopo le 23.

Le attività coinvolte hanno deciso di impugnare l'ordinanza, sottolineando come le misure imposte non solo siano eccessivamente punitive, ma anche inefficaci nel risolvere il problema del rumore. Il rischio più grande è che il provvedimento porti alla chiusura anticipata delle attività, causando danni economici irreparabili.

Il paradosso del divieto del vetro: un danno per l'ambiente e la qualità del servizio

Una delle misure più discusse è il divieto di servire bevande in vetro dopo le 23. Questo provvedimento, oltre a rappresentare un costo aggiuntivo per gli esercenti, ha un impatto ambientale significativo: l'uso di bicchieri di plastica monouso contraddice le attuali politiche di sostenibilità, aggravando il problema della gestione dei rifiuti in città.

Inoltre, questa scelta potrebbe cambiare il target di clientela di Vico della Quercia: i locali della zona offrono un'esperienza basata sulla qualità delle bevande, servite in bicchieri di vetro per esaltarne le caratteristiche. L'obbligo di passare alla plastica potrebbe attirare una clientela meno attenta alla qualità del consumo, alterando la natura stessa del vicolo. Infine, mentre i locali soggetti alle restrizioni subiranno un evidente svantaggio competitivo, altre attività nelle vicinanze continueranno ad operare senza limitazioni.

I locali rispondono: uniti contro le restrizioni

Nonostante le difficoltà, i gestori dei locali di Vico della Quercia hanno deciso di reagire in maniera compatta. Oltre all'impugnazione dell'ordinanza, hanno adottato misure per autoregolamentarsi: musica spenta a mezzanotte, cartelli che invitano al rispetto della quiete pubblica e ultima consumazione servita alle 2:30, anticipando il limite nazionale. In parallelo, sono alla ricerca di soluzioni sostenibili per ridurre l'impatto ambientale, come l'uso di materiali biodegradabili.

La peculiarità di queste attività è il loro valore culturale e sociale: molti locali sono gestiti da giovani imprenditori che creano spazi di aggregazione autentici, offrendo anche eventi artistici e culturali. In un centro storico sempre più soffocato dal turismo mordi e fuggi e dai negozi di souvenir, Vico della Quercia rappresenta una realtà diversa, che favorisce una socialità sana e responsabile.

La narrativa anti-Napoli e la strumentalizzazione della movida

La narrazione scandalistica sulla movida napoletana è un'arma politica usata per screditare la città e penalizzare le sue realtà locali. Un esempio lampante è stato il recente servizio del TGR, che ha mostrato immagini di mozziconi di sigarette davanti a un locale, con un'intervista al consigliere Esposito. Tuttavia, pochi minuti dopo la trasmissione, un video delle telecamere di sorveglianza ha rivelato che un passante aveva gettato intenzionalmente i mozziconi a terra poco prima dell'intervista.

A ciò si aggiunge una discutibile associazione tra i locali e la criminalità: il Comitato per la Vivibilità ha pubblicato un video in cui collega la presenza di un arresto per spaccio in un b&b nei pressi della zona con la presunta pericolosità della movida, senza alcuna evidenza concreta. Questo tipo di retorica, oltre a danneggiare l'immagine della città, ignora il vero problema: la gestione della sicurezza urbana, che non può essere scaricata esclusivamente sulle attività commerciali.

Una battaglia politica sulla pelle della città

Il caso di Vico della Quercia dimostra come la questione della movida venga spesso strumentalizzata per interessi politici e personali. Più che un problema reale di ordine pubblico, sembra trattarsi di una campagna mirata contro specifiche attività, con l'obiettivo di guadagnare consensi.

Nel frattempo, a pagarne il prezzo sono i giovani imprenditori, i lavoratori del settore e l'immagine stessa di Napoli, ancora una volta vittima di una narrazione tossica che rischia di soffocare una delle sue realtà più vive e autentiche.

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