Sospensione dall'insegnamento e dalla retribuzione per il docente che usa il cellulare in classe: la sentenza

Prof sanzionati. Rischia la sospensione dall’insegnamento e dalla retribuzione l’insegnante trovato a utilizzare il cellulare in classe durante lo svolgimento delle lezioni. E’ quanto chiarito dalla Corte d’Appello di Milano con sentenza n.462/2019.

SOSPENSIONE, IL CASO DELL'INSEGNANTE

Come riporta Studio Cataldi, la docente aveva ammesso di aver risposto al suo telefono cellulare durante l’orario scolastico, ma si era difesa evidenziando che l’uso del dispositivo era stato “eccezionale”, che la telefonata era stata di breve durata e che proveniva dal fratello per aggiornarla sulle condizioni di salute dell’anziana madre. Secondo il primo giudice, la sanzione irrogata appariva idonea e proporzionata in quanto la semplice telefonata e il colloquio su temi estranei all’attività di insegnamento, costituiscono infrazioni disciplinari. Peraltro di natura non lieve in considerazione della funzione di esempio comportamentale dei docenti.

Insegnante sospeso, la sentenza

Nelle note della sentenza vengono richiamate le direttive del MIUR sull’uso del telefono cellulare. Sia da parte degli studenti che da parte del personale docente. A partire dalla Circolare n. 362/1998. E sino alla Direttiva Ministeriale n. 30/2007. L’uso del telefono cellulare da parte dell’appellante, spiega la Corte territoriale, non solo risulta accertato come fatto storico, ma si configura anche come palese violazione delle norme interne delle Istituzioni Scolastiche e si configura come condotta non consona alla funzione educativa del personale docente come delineata dalla Contrattazione Collettiva di settore. Fonte: Oggi Scuola.com

Scuola, la ripresa a settembre. Parla Arcuri

«Invieremo 11 milioni di mascherine chirurgiche al giorno in tutte le scuole: verrano destinate agli oltre 40mila plessi scolastici distribuiti sul territorio per il personale docente e non docente e agli studenti per la quota di permanenza nell’edificio scolastico». Lo ha detto il commissario straordinario all’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, in audizione in Commissione Cultura, sull’avvio dell’anno scolastico 2020/21 e sulle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica nelle scuole. «Per la riapertura delle scuole, «la quantità di mascherine necessarie, stimate da me in 11 milioni, preciso che le chirurgiche in Italia non vengono più acquistate, non hanno alcun costo, perché vengono prodotte da 51 più 8 macchine da noi messe in campo, che fanno decine di milioni di mascherine al giorno», aggiunge Arcuri.

Le mascherine

«Non c’è alcun costo di acquisto delle mascherine per la riapertura dell’anno scolastico, siano 11, 21 o 31 milioni – ha aggiunto -. L’Italia non importa più nulla né acquista più nulla, grazie a una reazione straordinaria del sistema produttivo. Tutti acquistano mascherine a 50 centesimi. Non compreremo alcunché come Stato. La stima attuale è di 11 milioni – ha concluso Arcuri. Se verranno modificate le regole del distanziamento siamo pronti a regolarci di conseguenza». «I banchi vanno consegnati entro l’8 settembre, poi ci sono 4 giorni di tolleranza, quindi al massimo il 12 settembre». In caso di mancata consegna «sono previste delle penali come è normale che sia». Ai parlamentari che chiedevano se avesse preso in considerazione l’idea di introdurre dei termoscanner agli ingressi delle scuole Arcuri risponde che «il Comitato tecnico sientifico ha stabilito che io non dovessi dotare le scuole di termoscanner, come pure avrei potuto fare, in quanto ritiene che la misurazione corporea debba avvenire nelle famiglie, non posso fare commenti». Leggi anche Scuola, c'è il calendario ufficiale: ecco le date di apertura regione per regione  Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
Tortoreto in lacrime per Renato Di Remigio: addio a un giovane papà
Carabiniere investito con uno scooter in Campania: "Massacrato di botte fino al lancio di un tavolino sulla testa"