NAPOLI. ''Sono un eroe sulla carta, e della 'carta' sono prigioniera: non ho la certificazione che mi consente di tornare a lavoro ad aiutare i miei colleghi, mentre i calciatori possono fare tamponi, avere i risultati in poche ore, e tornare liberi solo perche' devono giocare in campionato''.

La storia di Maria

Maria (nome di fantasia), e' un'infermiera 42enne dell'ospedale Cardarelli di Napoli, che lo scorso 9 settembre ha scoperto di essere positiva al Covid19, e da allora e' chiusa in casa, insieme al marito ed ai quattro figli, il piu' grande 15 anni e l'ultimo solo 4, prima a causa dell'isolamento e poi per la quarantena. La donna dice di non sapere se l'ultimo decreto ministeriale le consente di tornare a lavoro liberamente, o se deve attendere un certificato ufficiale da parte dell'Asl di appartenenza che certifica la sua guarigione. Maria vorrebbe rimandare a scuola anche i suoi quattro figli, due dei quali, insieme a lei ed al marito, sono positivi al virus. ''Il mio primo tampone positivo risale al 9 settembre scorso - racconta - quando mi hanno comunicato i risultati degli esami che facciamo di solito in ospedale. Di sera sono stata contattata dall'Asl Napoli3, quella di mia appartenenza, ma i tamponi ai miei familiari sono stati fatti solo nove giorni dopo, il 17 settembre, quando lo hanno effettuato anche a me sebbene dovessi ancora attendere qualche giorno per un secondo esame.

I risultati

Il 20 l'istituto zooprofilattico di Portici mi invia i risultati del tampone effettuato su uno dei miei figli, e dopo diverse telefonate riesco, sempre solo telefonicamente, a sapere anche i risultati degli altri tamponi, e scopriamo che anche mio marito e due dei miei figli, tra cui quello di 4 anni, sono positivi. L'asl mi ricontatta il 23, disponendo la quarantena per tutti per altri 14 giorni, ed il 30 si dispongono nuovi tamponi per il 2 ottobre, che poi dovevano essere ripetuti entro le 48 ore successive: cosa che non avviene perche' il secondo tampone 'confermativo' viene effettuato il 6 ottobre''.

Napoli. L'infermiera è ancora bloccata a casa

Maria riesce ad avere i risultati dei tamponi tramite e-mail su una delle piattaforme attive per l'emergenza. Ma le manca il certificato 'finale', quello che le consentira' di tornare libera insieme al resto della famiglia. ''Secondo i decreti ministeriali - conclude - devo aspettare le nuove disposizioni dell'autorita' sanitaria per considerarmi guarita. I medici non sanno cosa fare, ed io ora mi chiedo quando potro' tornare a lavoro ed i miei figli a scuola? Lo Stato ha chiamato eroi i medici e gli infermieri durante la fase emergenziale degli scorsi mesi. Ma io mi sento un eroe solo sulla carta, e delle 'carte' sono prigioniera. Fa rabbia, perche' dovrei aiutare i miei colleghi anche oggi. Ed invece guardo in tv i i tamponi con risposta celere per i calciatori. E noi poveri cittadini siamo abbandonati alla burocrazia''. Leggi anche Scoppia nuovo focolaio in Campania, positivi 18 bambini di una scuola elementare Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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