Luigi Mangione, la “lista di cose da fare”: «Uccidere il CEO ed evitare di far male agli altri»
Il caso del giovane scuote gli Stati Uniti: il 26enne è accusato dell’omicidio del CEO di UnitedHealthcare, Brian Thompson. Tra rabbia personale e controversie online
Luigi Mangione, della Pennsylvania ma di origini siciliane, è stato arrestato per l'omicidio di Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare. Nel momento del suo arresto, le autorità hanno trovato un quaderno contenente una dettagliata “To do list” che esponeva il piano per colpire il manager. Tra i punti emersi vi era la chiara volontà di evitare vittime collaterali, escludendo l’uso di esplosivi.
Secondo quanto riferito, il 26enne aveva inizialmente pianificato di assassinare Thompson durante una conferenza, ma l’agguato è avvenuto invece nelle prime ore del mattino, quando il CEO si stava dirigendo verso l’Hilton di Manhattan per una convention. L’omicidio è stato compiuto alle 6:44 del mattino.
Le motivazioni: una vita segnata dal dolore e dalla rabbia
Mangione aveva subito un intervento chirurgico per una grave condizione spinale, la spondilolistesi, che non aveva migliorato la sua qualità di vita. Al contrario, l’operazione sembrava aver acuito il suo dolore e la sua frustrazione. Questa esperienza lo aveva portato a nutrire un profondo risentimento verso l'industria sanitaria, che riteneva responsabile delle sue sofferenze.
Le pagine del quaderno e i suoi post sui social media, ora cancellati, delineano un quadro di angoscia personale e odio verso il sistema delle assicurazioni. Brian Thompson è diventato, agli occhi di Mangione, il simbolo delle ingiustizie perpetrate dal settore.
L’arresto in Pennsylvania: indagini e accuse
Luigi Mangione è stato fermato in un McDonald’s di Altoona, Pennsylvania, pochi giorni dopo l’omicidio. Nel corso dell’arresto, sono state sequestrate prove schiaccianti, tra cui le pagine manoscritte del suo quaderno. L’uomo, attraverso il suo avvocato, si è dichiarato non colpevole delle accuse, ma le prove a suo carico, comprese le pallottole incise con le parole “Deny, Defend, Depose”, sembrano confermare la premeditazione del crimine.
L’impatto mediatico: gadget e gare di sosia
Il caso ha scatenato reazioni contrastanti nel pubblico, alimentando un’inaspettata corsa ai gadget ispirati a Mangione. Magliette, felpe e tazze riportanti frasi critiche delle pratiche assicurative sono state messe in vendita su piattaforme online come Etsy e Temu. Amazon ha rimosso molti articoli, ma altri continuano a circolare, suscitando accese polemiche.
Parallelamente, si è sviluppata una bizzarra “gara dei sosia” dedicata a Mangione, con partecipanti che imitano il suo look al momento dell’arresto: felpa con cappuccio e mascherina. Questa iniziativa, che richiama gare simili per celebrità, assume in questo contesto toni inquietanti.
Rischio di emulazione: l’allarme degli esperti
Il Network Contagion Research Institute ha espresso serie preoccupazioni per la glorificazione di Mangione sui social media. Il rischio di emulazione è elevato, specialmente ora che questi fenomeni si stanno spostando da piattaforme di nicchia come 4chan a social network mainstream.
Un caso che lascia il segno
L’omicidio di Brian Thompson non è solo un crimine che ha scosso il settore sanitario, ma anche un evento che riflette dinamiche culturali e sociali più ampie. La figura di Mangione, da criminale a simbolo controverso, evidenzia i rischi della spettacolarizzazione della violenza e della sua strumentalizzazione sui media. Le indagini proseguono, mentre il dibattito sulle implicazioni etiche e sociali di questa vicenda continua ad accendersi.