Giuseppe Conte, il premier alla sbarra, il premier della crisi, il premier personaggio.
Ma anche un avvocato o meglio
“l’avvocato del popolo”, che, giunto al potere due anni fa, esordì, nella sua prima uscita pubblica, dopo un mese da
premier invisibile:
«Non fatemi domande, non ho risposte». Era il primo luglio del 2018 e Conte, con un gentile “patti chiari, amicizia lunga”, “parcheggia” i cronisti che l’avevano accompagnato in mezzo ai terremotati di Amatrice. Un intento retorico, si capisce, ma il risultato però fu fin troppo realistico, considerando ciò che ne conseguì.
Giuseppe Conte
Si è prodotto nella più strepitosa sintesi di sé che la storia di Palazzo Chigi ricordi, in merito all’insediamento di un nuovo premier. Ma di strada, il «portavoce degli interessi», l’«esecutore di temi», il «portatore di approcci», il nostro presidente, insomma, ne ha fatta. Via quell’aria da
“timidissimo, impacciato, circospetto e sempre studioso”. Dal «Non fatemi domande, non ho le risposte» è passato a “prego, chiedete pure, vi spiego tutto” e zittisce i giornalisti “birbantelli” con autorità:
«Quando sarà al Governo scriverà lei i decreti».
La stizzita risposta del premier Conte
Alla giornalista di TPI
Francesca Nava durante la conferenza stampa a Bergamo, nel corso della pandemia da Coronavirus, non è certo passata inosservata. Il presidente del Consiglio, infatti, si è, a dir poco, innervosito per l'insistenza con cui gli veniva chiesto conto del perché non siano mai state istituite
zone rosse anche nella provincia di Bergamo.
Ma è pur vero che in una situazione del genere, i perbenismi e il linguaggio forbito a cui ci ha abituati, possono venire meno:
è pur sempre un uomo. Un uomo che, tra decreti e bonus di ogni genere (ancora non percepiti dagli italiani), si è commosso in diretta Tv, durante la stima delle prime
vittime Covid italiane. Un’immagine che sicuramente tutti ricorderanno, ma ciò che chiede il popolo oggi è ben altro, e a quanto pare, oltre alle belle parole, durante le mille e uno, conferenze stampa, poco o quasi nulla è pervenuto
nelle tasche degli italiani.
E’ colpa di Conte? Di chi gli scrive i decreti a volte quasi incomprensibili e contraddittori? Del Governo?
Non si sa o meglio si finge di non sapere, in un Paese dove il
“forse” la fa da padrone e Conte con i suoi mancati “si” e “no“, da quel giugno 2018, si rende
interprete perfetto del ruolo che gli è stato assegnato. Calzante e indimenticabile in tal senso il fuori onda di due anni fa, dove, alla Camera dei deputati durante la replica del presidente del Consiglio,
il premier chiede a Di Maio, seduto al suo fianco, il permesso di dire una cosa. E quello gli risponde secco: «No!», anche con un breve movimento della testa.
(cdr Video ?)
https://www.youtube.com/watch?v=Ctbg3c17ONU
(Fonte Video: Youtube)
Ma l’Italia ha bisogno di un eroe
E allora su… Forza e coraggio c’è lui:
il burattino, il trasparente, il politico di cui si faceva fatica a ricordare l’esistenza, è chiamato a trascinare la
Nazione fuori da
un’emergenza sanitaria di proporzione catastrofiche.
Giuseppe Conte, un uomo solo al comando che, oltre a cercare di salvare l’Italia, deve anche salvare se stesso dalle grinfie di chi in passato l’ha voluto ed oggi se ne lamenta, perché l’uomo dal naso preciso e limato, è cresciuto, non è più un burattino, non chiede più, se può o meno dire una cosa, e va per la sua strada, forse anche con un
proprio partito.
Insomma una vera e propria rinascita del Primo Ministro in un momento di crisi generale,
con Salvini e Di Maio, gatto e volpe, in agguato, pronti a giocargli brutti tiri. Ma il bruco è diventato farfalla. Iniziano i decreti, le chiusure, le zone rosse. La richiesta all’UE di rinviare il patto di stabilità.
I 25 miliardi di euro per aiutare gli imprenditori e dulcis in fundo,
le conferenze.
Il premier che leggeva, leggeva, leggeva… Ora parla, parla, parla. E diviene un sex symbol.
Diversi infatti i meme sui social dove
Conte fa strage di cuori e viene candidato a personaggio pubblico del 2020. E se è vero come è vero che “non importa ciò che si dice, basta che se ne parli” vale anche il
“più sei memato sui social, più hai potere”. Anche se qui la sfida è ardua, lo sceriffo presidente della regione Campania,
Vincenzo De Luca, non è da meno. Resta di fatto che nel bene e nel male, Giuseppe Conte, ce la sta mettendo tutta. E lo fa con garbo ed eleganza. Un’eleganza alla quale, forse, non siamo abituati e che stupisce ancor di più, se si considera che lui a
Palazzo Chigi, ci è finito per caso e
da inquilino è diventato proprietario legittimo.
Oggi, Giuseppe Conte è senza alcun dubbio, l’uomo della crisi e che ci piaccia o meno ci guiderà
alla Fase 3 e poi ancora alla 4, nonostante sia stato chiamato
alla sbarra dai pm di Bergamo, per difendersi da quelle mancate zone rosse
(Alzano e Nembro).
Tre ore di interrogazione
Ma Conte ancora una volta è apparso tranquillo, nonostante alcuni punti oscuri della sua deposizione. Il quesito che ancora attende riposta è:
perché cambiò idea sul blocco dei comuni bergamaschi? Forse lo sapremo, forse no, tutto sempre in pieno stile italiano.
Certo è, che un’inchiesta del genere alla viglia di un avvenimento internazionale come
gli Stati generali dell’Economia, non giova al governo italiano e nello specifico allo stesso primo ministro, ma, sicuramente
l’uomo dei decreti riuscirà a superare anche questo brutto momento, in fondo da quando è salito al trono non ha mai avuto vita facile, tanto da cadere ed essere rinominato.
(di Nunzia D'Aniello)
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