Giulia Tramontano, la verità dopo un mese: ergastolo per Impagnatiello? Al Ris gli esami «irripetibili» sui campioni di sangue trovati nel delitto
GIULIA TRAMONTANO. Le indagini sul caso Giulia Tramontano e del piccolo Thiago stanno avvicinandosi alla conclusione. L'obiettivo principale è chiarire se Alessandro Impagnatiello ha fatto uso di veleno per topi, rinvenuto dai carabinieri nel suo zaino, nel tentativo di uccidere la compagna prima del tragico 27 maggio, il giorno dell'omicidio. Le ultime settimane di indagini hanno sempre più confermato la veridicità della sua confessione, anche nei punti che inizialmente sembravano confusi e lacunosi, sia durante gli interrogatori dei pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, sia davanti al gip Angela Minerva.
Gli esami cruciali
Dopo un mese dall'omicidio di Senago, domani, mercoledì 28 giugno, presso il Ris di Parma, eseguiti gli esami "irripetibili" sui campioni di sangue trovati nell'edificio e sugli oggetti sequestrati nell'appartamento di via Novella. Gli avvocati di Impagnatiello, Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, non hanno ancora nominato consulenti di parte e, al momento, non sono previsti nuovi interrogatori per il killer confesso, che rimane detenuto a San Vittore con l'accusa di omicidio aggravato, procurata interruzione di gravidanza (relativa alla morte del feto al settimo mese di gestazione) e occultamento di cadavere.
La battaglia legale
Un'altra sfida si prospetta sul fronte legale, che richiederà le conclusioni delle indagini condotte dai carabinieri della squadra Omicidi del Nucleo investigativo di via Moscova. Si pone l'attenzione sul tema delle circostanze aggravanti contestate dai pm al momento dell'arresto di Impagnatiello, ma in parte respinte dal gip. Questo aspetto riveste un'importanza cruciale, poiché l'ergastolo dipende da tali circostanze.
Al momento, gli avvocati della difesa non hanno sollevato questioni di natura psichiatrica che potrebbero portare a eventuali scenari di non imputabilità, ma attualmente sembrano essere possibilità remote. Durante l'arresto, i magistrati hanno contestato tre circostanze aggravanti: il vincolo parentale, la crudeltà e, soprattutto, la premeditazione. Sulla prima circostanza non vi è discussione, poiché vittima e presunto assassino erano legati da una relazione amorosa e conviventi. Il gip Minerva, tuttavia, ha escluso le altre due.
ma ci pensate prima di creare certi contenuti??VI SEMBRA NORMALE DARE VOCE AD UNA RAGAZZA MORTA???
fatemi capire bene, vi siete svegliati e avete pensato "ma sì, oggi prendo una foto di giulia tramontano e la faccio parlare della sua tremenda morte" ++ pic.twitter.com/syVijjV8s3— marispunk (@m4rispunk) June 24, 2023
Le 37 coltellate
La valutazione della crudeltà sarà determinante attraverso la relazione del medico legale sulle ferite riscontrate sul corpo di Giulia Tramontano. Impagnatiello, nella sua confessione, ha ammesso di averla colpita tre volte alla gola, ma i primi esiti dell'autopsia hanno rivelato almeno 37 coltellate. Da un punto di vista giuridico, in linea con l'orientamento della Cassazione, fondamentale stabilire quanti colpi siano stati inflitti mentre la vittima era ancora viva e quando è stata colpita mortalmente alla gola. Si cercherà di determinare se fosse ancora viva quando colpita in zone non letali.
L'accusa ipotizza che la giovane attaccata alle spalle, in una sorta di agguato, senza la possibilità di chiedere aiuto. La scena del crimine evidenziata dal Luminol nella casa ha confermato la presenza di tracce di sangue non solo in cucina (dove Impagnatiello ha affermato di aver accoltellato Giulia), ma anche nel soggiorno. Nonostante i numerosi tentativi del barman di pulire le tracce di sangue, la scena del crimine è rimasta cruenta.
Tanto da domani non fregherà più nulla a nessuno di Manuel, come già di Giulia Tramontano e così a ritroso per ogni episodio di cronaca utile solo ad indignarsi per 5 giorni, quel tanto da tirare 2 briciole alla stampa.
Che tristezza.#Thebordeline #Lamborghini— Massimiliano Podestà (@maninomax) June 18, 2023
La premeditazione
La circostanza aggravante più significativa è quella della premeditazione, su cui i magistrati puntano per richiedere l'ergastolo. In casi simili, una o più circostanze aggravanti potrebbero essere "assorbite" dalla concessione di attenuanti generiche (dato che Impagnatiello non ha precedenti penali). Pertanto, la questione della premeditazione diventa il punto cruciale nella battaglia legale.
I carabinieri hanno individuato alcune ricerche sul web, in particolare riguardanti gli effetti del veleno per topi sull'uomo, effettuate diversi giorni prima dell'omicidio. Allo stesso modo, le ricerche su come eliminare le tracce di bruciature dalla vasca da bagno, effettuate due ore prima del delitto (il corpo è stato poi bruciato nella vasca da bagno della casa), secondo il gip, non sono state considerate sufficientemente datate nel tempo. La Cassazione, infatti, richiede un lasso di tempo congruo e significativo per stabilire la premeditazione.
L'analisi dei computer e dei cellulari Negli ultimi giorni, gli investigatori hanno lavorato sulla copia forense del cellulare e dell'iPad di Impagnatiello, cercando ulteriori prove in questo senso. Sono emerse ricerche, anche se più datate, ma meno esplicite per collegarle all'organizzazione di un delitto. Pertanto, se trovata traccia di veleno per topi nel sangue delle vittime, ciò dimostrerebbe non solo la premeditazione, ma anche un precedente tentativo di uccidere Giulia o quantomeno di provocare l'aborto del piccolo Thiago. I carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, stanno lavorando anche su altri aspetti, inclusa l'eventuale presenza di complici nel delitto. L'analisi dei cellulari dovrà anche chiarire se Impagnatiello abbia contattato qualcuno dopo il delitto, magari utilizzando chiamate "dati" come quelle tramite WhatsApp, che non risultano nei tabulati delle chiamate telefoniche.
Il cellulare di Giulia Tramontano
Il barman dell'Armani si è dimostrato un assassino freddo e molto attento, nonostante abbia commesso un notevole numero di errori che alla fine lo hanno incastrato e portato alla scelta di confessare. Per tre giorni avrebbe "convissuto" con il cadavere di Giulia tra il garage e la cantina, andando regolarmente a lavorare (almeno domenica). L'unico punto ancora avvolto nel mistero, che forse rimarrà tale, riguarda il telefono di Giulia.
Nella sua confessione, il compagno ha affermato di averlo gettato in un tombino tra la fermata Comasina e il parcheggio d'interscambio. Finora, le ricerche del dispositivo sono state infruttuose. Gli inquirenti sospettano che il 30enne non lo abbia abbandonato immediatamente dopo il delitto, ma che invece abbia utilizzato il telefono per "simulare" una partenza volontaria della ragazza.
Ciò sarebbe confermato dalle ricerche sul web su come inviare messaggi e-mail in modo "programmato". Al momento, non è stata ancora effettuata una perquisizione approfondita dopo l'ispezione della Scientific Investigation Section nell'appartamento di via Novella. Tuttavia, è prevista nelle prossime settimane e determinerà se il cellulare di Giulia sia stato effettivamente gettato via.