È ormai ufficiale: il governo Meloni ha intenzione di riformare il Reddito di cittadinanza tramite la nuova Legge di Bilancio, nonostante in campagna elettorale avesse promesso di cancellarlo. L’idea, tuttavia, è quella di procedere per gradi. Ma in che modo?

Giorgia Meloni ha dichiarato di voler innanzitutto separare la parte definita come “assistenziale” da quella di politica attiva per l’inserimento nel mondo del lavoro dei disoccupati. Vediamo insieme come l’esecutivo ha intenzione di modificare la misura.

Reddito di cittadinanza: come cambierà nel 2023

Le ipotesi al vaglio del governo sono diverse. Si è ipotizzato, per esempio, la perdita del Reddito di cittadinanza dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua (attualmente al secondo rifiuto il sussidio viene revocato, in passato si doveva arrivare a tre dinieghi).

Altrimenti un décalage, ovvero un taglio progressivo del sostegno economico nel corso del tempo o potrebbe essere seguita una doppia direzione per la sola platea di beneficiari che può lavorare, che potrebbe essere ricompresa in altri strumenti di sostegno al reddito, maggiormente legati all’inserimento nel mondo lavorativo.

Per chi non cambierà nulla

A beneficiare ancora del Reddito di cittadinanza nel 2023 saranno gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento, come annunciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Ciò significa che le novità non riguarderanno tutti i beneficiari della misura, in quanto si procederà per categorie.

Invece, ad essere soggetti delle modifiche saranno i percettori tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, e in grado di lavorare.

Non resta che attendere la nuova Manovra per scoprire come il governo avrà intenzione di procedere a proposito.

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