"E' molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus".
Sono parole che suscitano stupore quelle della dottoressa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell'Oms durante il briefing di ieri dell'Agenzia dell'Onu, perché da mesi si parla dei contagi partiti da persone che non presentavano i segnali della malattia. L'esperta dell'Oms ha spiegato che analizzando i dati di diversi Paesi che stanno seguendo "casi asintomatici" è emerso che questi non "hanno trasmesso il virus".
Le fasi
Secondo Carlo Federico Perno
Direttore Medicina Laboratorio Ospedale Niguarda, le parole di Van Kerkhove vanno interepretate con attenzione. "I dati della letteratura ci dicono che una persona può infettare le altre - spiega Perno - se la carica virale è tale da poter contagiarle. Lo si è nella fase pre sintomatica, ma questo però non accade nel giorno 0, nella fase iniziale. C'è poi la fase asintomatica post guarigione, quando il tampone è positivo. Secondo un recente studio coreano anche in questa fase non si è contagiosi. Ci sono inoltre le persone asintomatiche che non si ammalano. Su questi pazienti si sa poco perché non ci sono dati, ma anche loro sono poco contagiosi. Quindi c'è una parte delle persone che non hanno i sintomi della malattia che non sono contagiose".
Lo studio
Resta il fatto che il contagio può passare anche attraverso gli asintomatici e che le parole della rappresentante dell'Oms si prestano a un'interpretazione erronea. Perché nel Mondo e in Italia il virus si è propagato anche attraverso persone che non presentavano né febbre, né tosse. "Lo dimostrano tanti studi svolti finora. L'ultima è una ricerca cinese appena pubblicata su The Lancet. Ha esaminato una serie di casi nella popolazione, concludendo che la diffusione del coronavirus era avvenuta nel 20% di casi da persone asintomatiche", spiega Antonio Cassone, ex direttore del Dipartimento delle Malattie Infettive dell'Istituto superiore di sanità.
La ricerca a Vo e gli asintomatici
Una tesi che Cassone difende ricordando lo studio fatto a Vo, un primo piano quasi unico al mondo, visto che nel comune padovano tutti o quasi i 3mila abitanti sono stati sottoposti a due tamponi: uno nel momento in cui il focolaio è scoppiato, l’altro al termine di una quarantena di 14 giorni. Nella ricerca, realizzata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’università di Padova, il 43,2% dei positivi era asintomatico, ma contagioso esattamente come i sintomatici.
"Serve prudenza"
Numeri e percentuali che ci ricordano quanto sia necessario continuare a fare attenzione. "La persona infetta pre sintomatica espelle già il virus ma non mostra sintomi ed è contagiosa", aggiunge Cassone. "E' ovvio che i sintomatici - chiarisce Massimo Andreoni, responsabile Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata - sono più contagiosi. Più la persona presenta sintomi, più è alta la carica infettante, ha più virus nel rinofaringe. Ma non si può dire che gli asintomatici non siano contagiosi. Lo sono, anche se in misura minore degli adulti, anche i bambini che sono spesso asintomatici".
Ma c'è anche un'altra variabile che aumenta la diffusione del contagio. "E' la suscettibilità del soggetto esposto. Se è un paziente fragile, con un sistema immunitario debole, se è anziano o è un malato cronico, sarà più facile che si infetti. E' per questo motivo che se una persona positiva entra in palestra infetta solo poche persone mentre in ospedale molte", aggiunge Andreoni.
Va fatta attenzione sul contagio da persone che non presentano sintomi anche Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. "Finora tutti gli studi epidemiologici hanno messo in rilievo il ruolo degli asintomatici nel diffondere il virus. La ricerca va in questa direzione. L'Oms parla di nuove prove, vedremo se saranno prodotte nuove ricerche che faranno luce su questo punto".(Repubblica)
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