Addio a Marianne Faithfull: icona del rock, musa dei Rolling Stones e artista senza tempo
La cantante e attrice britannica si è spenta a Londra all’età di 78 anni. Oltre la sua storia con Mick Jagger, una carriera tra successi, cadute e rinascite.
Il mondo della musica e del cinema dice addio a Marianne Faithfull, scomparsa a Londra il 30 gennaio 2025 all’età di 78 anni. Più di una musa ispiratrice per Mick Jagger, più di un’icona della Swinging London, Marianne è stata un’artista poliedrica, capace di attraversare decenni di successi e crisi personali, reinventandosi continuamente. Dalla hit As Tears Go By fino al capolavoro Broken English, la sua carriera ha influenzato generazioni di musicisti, lasciando un segno indelebile nel mondo della musica e della cultura.
Gli esordi e l'incontro con i Rolling Stones
Marianne Faithfull era appena 17enne quando, nel 1964, venne notata durante una festa londinese da Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones. Senza nemmeno averla ascoltata cantare, Oldham decise di metterla sotto contratto, affibbiandole l’appellativo di “angelo dalle grandi tette”. Una definizione riduttiva, che non le rese giustizia, ma che segnò l’inizio della sua carriera. Il brano As Tears Go By, scritto da Jagger e Richards, la consacrò immediatamente come stella nascente della scena musicale britannica.
Marianne Faithfull: oltre il mito della musa
Negli anni successivi, Marianne divenne parte integrante del mondo rock’n’roll, vivendo un’intensa e turbolenta relazione con Mick Jagger. I tabloid dell’epoca la etichettarono come la musa dei Rolling Stones, ma il suo contributo andò ben oltre il ruolo di compagna del frontman.
Fu lei a suggerire a Jagger la lettura de Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, ispirandolo a scrivere Sympathy for the Devil. E fu sempre lei a comporre il testo di Sister Morphine, uno dei brani più intensi e controversi degli Stones, che anni dopo riarrangerà in una versione ancora più cupa e dolorosa.
Il "cortocircuito della musa": il sogno che ispirò Wild Horses
La vita di Marianne Faithfull fu segnata da momenti difficili. Nel 1968, dopo un periodo di forte crisi, tentò il suicidio ingerendo una dose letale di barbiturici durante un viaggio in Australia. Mentre era in coma, sognò Brian Jones, chitarrista degli Stones, che le suggeriva di gettarsi da una scogliera. Quando si risvegliò in ospedale, pronunciò la frase “wild horses couldn’t drag me away” (i cavalli selvaggi non potevano trascinarmi via), che divenne il titolo di una delle canzoni più celebri della band.
La rinascita con Broken English
Dopo la separazione da Jagger, Marianne attraversò un decennio di dipendenze e vagabondaggio. Passò anche periodi senza fissa dimora, ma nel 1979 tornò in scena con Broken English, un album che segnò la sua rinascita. Con sonorità ispirate alla new wave e testi profondi, il disco la consacrò come un’artista matura e intensa. Why D’ya Do It e la sua versione straziante di Working Class Hero di John Lennon ne fecero un simbolo del punk nell’anima.
Una voce segnata dalla vita
Col passare degli anni, la voce di Marianne Faithfull cambiò radicalmente. Dagli esordi cristallini passò a un timbro ruvido, cavernoso, segnato dagli abusi e dal tempo. Il suo canto divenne il simbolo di una vita vissuta intensamente, tra successi e cadute. La sua reinterpretazione di The Ballad of Lucy Jordan, storia di una casalinga soffocata dalla quotidianità, divenne un inno alle donne intrappolate tra sogni e realtà.
Collaborazioni e ultime opere
Negli anni ’90 e 2000, Marianne Faithfull continuò a stupire il pubblico con nuove collaborazioni. Lavorò con artisti come Nick Cave, PJ Harvey, Damon Albarn, Billy Corgan, Mark Lanegan e persino i Metallica. La sua curiosità e la sua capacità di reinventarsi la resero una delle voci più rispettate della musica contemporanea.
Nonostante la malattia, Marianne non smise mai di creare. Nel 2021, pubblicò She Walks In Beauty, un album in cui recitava poesie di Keats, Byron e Shelley, accompagnata da musicisti del calibro di Brian Eno e Warren Ellis. Un addio poetico, un omaggio alla bellezza e alla fragilità della vita.
Marianne Faithfull è stata molto più di una musa o di una leggenda del rock. È stata un’artista capace di trasformare il dolore in poesia, il declino in rinascita, la musica in una confessione sincera. La sua voce e la sua storia rimarranno per sempre impresse nella cultura musicale, come il simbolo di un’anima ribelle che ha attraversato il tempo senza mai perdere la sua essenza.
“La bellezza è verità, la verità bellezza” scrisse John Keats. Marianne Faithfull lo sapeva bene: ha vissuto entrambe, fino alla fine.