Alluvione in Spagna, cos'è Dana: la "Goccia Fredda" e l’allarme del cambiamento climatico
Una riflessione sulla tragedia di Valencia e il ruolo della "depressione isolata ad alta quota".
La "depressione isolata ad alta quota", conosciuta in Spagna come Dana (depresión aislada en niveles altos) o "gota fría", è il fenomeno atmosferico estremo che ha causato un disastro in Andalusia e Valencia, provocando 95 morti e 120 mila sfollati. La formazione della Dana, una bassa pressione che si stacca dal normale flusso atmosferico, intensificata dal riscaldamento del Mediterraneo, è stata una delle cause principali dell’alluvione. La sua intensità potrebbe essere mitigata riducendo le emissioni di gas serra, ma l'allarme in Spagna è scattato in ritardo. E in molti si chiedono se l'ideologia negazionista non abbia avuto un ruolo.
Cos'è la “depressione isolata ad alta quota”
Il termine Dana è un omaggio al meteorologo spagnolo Francisco Garcia Dana. Si verifica quando una massa d’aria fredda si distacca dal flusso atmosferico verso sud, creando una zona di bassa pressione isolata. La Dana sviluppa così una propria circolazione, generando temporali autorigeneranti grazie allo scontro tra aria calda e fredda. Questo fenomeno è particolarmente pericoloso in estate e autunno, quando il calore del Mediterraneo aumenta l’evaporazione e la quantità di vapore acqueo disponibile, come spiega l’esperto Enrico Scoccimarro al Corriere della Sera.
Il cambiamento climatico e l'intensificazione dei fenomeni estremi
La frequenza e l’intensità della Dana sono compatibili con gli scenari di cambiamento climatico, che prevedono un aumento delle temperature superficiali e della quantità d'acqua nell’atmosfera. Questo rende eventi come quello di Valencia sempre più frequenti. Carlo Buontempo, direttore del Climate Change Service di Copernicus, avverte che l’aumento delle temperature marine, come quello del Mediterraneo, contribuisce a intensificare i fenomeni atmosferici, portando a precipitazioni estreme. «Nel 2024, con ogni probabilità, si batterà il record di temperatura stabilito nel 2023», afferma.
Allarme in Italia: un rischio simile
Secondo Scoccimarro, anche l’Italia è vulnerabile a eventi estremi di questo tipo, resi più frequenti dal riscaldamento dei mari. Tuttavia, precisa, «il processo è reversibile» e dipende dal taglio delle emissioni di gas serra. La scienza ha delineato chiaramente le azioni necessarie per invertire la tendenza, ma serve un’implementazione rapida e decisa per evitare che il cambiamento climatico renda questi eventi irreversibili.
Il caso Valencia: ritardi negli allarmi e la questione del negazionismo
A Valencia, l’allarme per il disastro è arrivato con undici ore di ritardo. Solo alle 20 di martedì 29 ottobre sono partiti gli avvisi sugli smartphone, mentre la situazione già si stava aggravando. Juan, un residente di Valencia, racconta al Messaggero la frustrazione della popolazione: «Nessuno capisce perché l’allerta sia arrivata così tardi». Il presidente della Generalitat, Carlos Mazón, aveva inizialmente minimizzato la situazione, per poi cancellare il suo messaggio rassicurante sui social.
La politica del negazionismo climatico in Spagna
In Spagna, il negazionismo climatico ha influenzato le decisioni politiche. Giuseppe Grezzi, residente a Valencia, afferma: «Hanno fatto finta di nulla e molte morti si potevano evitare». Anche il portavoce del governo spagnolo, Angel Victor Torres, ha riconosciuto un ritardo nelle comunicazioni di emergenza, con l’allerta rossa dichiarata solo sette ore e mezza dopo l’avviso dell’Agenzia meteorologica.
Le ferite del passato e l'allarme del presente
La scrittrice Alicia Giménez-Bartlett ricorda l’alluvione del 1957 a Valencia, quando il fiume Turia straripò causando circa 300 morti. «Ora, come allora, la tragedia ci coglie di sorpresa, ma questa volta la causa è ben nota». Secondo Giménez-Bartlett, l’aumento degli eventi estremi è una prova tangibile del cambiamento climatico, innegabile persino per i partiti più scettici: «Il negazionismo non è più una giustificazione, le prove sono sotto gli occhi di tutti».