Addo Alberto. Il calvario è finito all'alba di ieri. Alberto Falco, il musicista 53enne affetto da linfoma, contagiato Covid in un reparto del Cardarelli e poi trasferito nei prefabbricati dell'Ospedale del Mare, 50 giorni per ottenere una biopsia e nessuna terapia oncologica per altri 40, è morto dopo 24 ore di coma.
Una via crucis iniziata il 27 aprile.
Adesso, con la denuncia alla Procura dall'avvocata Annalisa Senese su mandato di Raffaella Marcantonio, moglie di Alberto e madre di due bimbi di 2 e 4 anni, si dovrà attendere l'esito dell'autopsia disposta dal pm Federica D'Amodio sulla salma trasportata a Giugliano dove è attiva una struttura per i morti anche positivi al Coronavirus.
"Non immaginavo una fine così repentina. L'altroieri l'ho visto per l'ultima volta e stava già molto male, non mi ha neanche riconosciuta - parla e si mangia le parole Raffaella. Fino a due giorni fa aveva sperato in una terapia in grado arrestare o, almeno, rallentare il tumore - So che il linfoma non- Hodgkin è una neoplasia grave, ma so anche che la si combatte.
Il professor Felicetto Ferrara che lo seguiva da oltre un anno si era già espresso:
Andava sottoposto a tutti gli esami diagnostici e, successivamente, a chemio o radio". È la terza volta che Repubblica ( la prima il 14 giugno) racconta le tappe di un caso clinico che, secondo gli specialisti, avrebbe dovuto essere gestito diversamente.
Di certo, più rapidamente e non dando per scontata una prognosi sfavorevole. Alberto aveva un linfoma, grave, per il quale gli era stata praticata una prima ( e ultima) chemio. Tac e Pet confermeranno la regressione della malattia, ma subito dopo si presentano deficit neurologici.
I sintomi si accentuano e la coppia, in vacanza in Puglia, torna a Napoli, alle due di notte arriva al Cardarelli. È l'inizio della fine. In piena pandemia, alle 2 di notte del 27 aprile, gli fanno il tampone pre-ricovero: negativo. Una settimana dopo resta contagiato.
"Doveva fare la risonanza e invece rimase bloccato. Anche lui era " sequestrato" "
Passa una settimana e lo trasferiscono nel Covid center dell'Ospedale del Mare. Ma anche lì riceve il minimo assistenziale. Dovrebbe fare una biopsia al cervello. E così si arriva a fine maggio, quando l'équipe diretta dal neurochirurgo Giuseppe Catapano lo porta in sala operatoria per rimuovere la lesione cerebrale.
È già qualcosa, però ci vorrebbe un protocollo chemio o radio, ma all'Ospedale del Mare non decidono, anzi. Nonostante i consulti con Ferrara e un centro ematologico del nord che sollecitano l'avvio di una terapia, aspettano ancora. Cosa? Che Alberto diventi negativo al Covid. Non succede.
Il paziente peggiora, sono passati tre mesi e lui è ancora lì, nei moduli di un reparto semivuoto, controllato solo da telecamere a circuito chiuso. Cadrà anche. In bagno, senza che nessuno se ne accorga. E ieri la fine. Toccherà alla magistratura accertare eventuali responsabilità e omissioni.(Repubblica)
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