Giulia Tramontano diventa un avatar e racconta la sua morte in prima persona: IL VIDEO
GIULIA TRAMONTANO AVATAR. La recente tragedia di Giulia Tramontano, vittima di omicidio, ha raggiunto l'apice della spettacolarizzazione del dolore su TikTok. Mentre il caso di Avetrana ha rappresentato il culmine della "tv del dolore", la storia di Senago si sta configurando come un fenomeno parallelo sulla piattaforma cinese.
Con oltre 200 milioni di contenuti prodotti sotto l'hashtag dell'assassinio, l'isteria collettiva si alimenta attraverso un processo mediatico spinto dall'enorme empatia che suscita una vicenda così straziante. Tuttavia, su TikTok la situazione si fa ancora più inquietante. Qui l'informazione è fai da te e un algoritmo alimenta implacabilmente il voyeurismo, aprendo un nuovo capitolo nella cronaca nera. Si tratta di un livello in cui tutto è concesso, persino l'incitamento a fare giustizia da soli.
Giulia Tramontano diventa un avatar e i contenuti "fiction" su di lei
In uno dei contenuti più inquietanti, Giulia ritorna in vita sotto forma di un avatar, raccontando la propria morte in prima persona. "Sono Giulia Tramontano, mio marito mi ha dato fuoco e vorrei raccontarvi la mia storia", afferma la ragazza riprodotta in una versione robotica che riprende i suoi tratti reali. Dettagli sempre più orrorifici vengono forniti, generando quasi un milione e mezzo di visualizzazioni e oltre centomila like. Questo profilo, da tempo, si è specializzato nel riportare in vita i morti, portando all'estremo la moda del "true crime".
Ma la situazione non si ferma qui. Nuovi livelli di spettacolarizzazione vengono raggiunti con i contenuti di tipo fiction. Si tratta di video che romanzano la realtà, creando una mini sceneggiatura attorno ai due protagonisti. In uno di questi, Alessandro chiede scusa a Giulia: "Scusa Giulia per aver tradito te e il piccolo Thiago e per aver messo incinta un'altra ragazza", afferma attraverso un dialogo completamente inventato. E lei, con una dichiarazione altrettanto falsa e folle, risponde: "È troppo tardi per il perdono". La colonna sonora di "Apologize" degli OneRepublic sottolinea l'intero spettacolo, mentre il video raccoglie 30.000 like e mezzo milione di visualizzazioni. Anche se i video di questo tipo sono pochi, colpisce l'imponente coinvolgimento che riescono a generare.
La sfida dell'informazione distorta su TikTok e Facebook
Su TikTok, la maggior parte delle informazioni circolanti sono un mix tra vero e verosimile, tra informazione e spettacolo. Persone comuni e creator si improvvisano giornalisti, inventando profili di informazione che si basano sulla cosiddetta "pornografia del dolore". Questa tecnica comporta il furto di immagini dai telegiornali, rielaborate in video altamente sensazionalistici, allo scopo di ottenere like. I video riprendono le immagini più forti, come la madre di Giulia che piange, gli insulti dei vicini di casa ad Alessandro, o lui che esce di casa con le lenzuola in mano. Invece di informazione, ci troviamo di fronte a un'opera che inquina il dibattito, scambiando l'emozione per informazione.
Il problema si estende anche a Facebook, dove si diffonde una continua indignazione morale trasformata in spettacolo. È fondamentale distinguere tra partecipazione al dolore e voyeurismo, tra empatia e patetismo e tra ricerca della verità e morbosa compiacenza. L'informazione a cui stiamo abituando i più giovani, secondo recenti studi, avviene in gran parte tramite TikTok, con il 4% di loro che si informa tramite questa piattaforma. È quindi fondamentale affrontare il livello di discussione, analizzare le radici della cultura patriarcale e andare oltre la superficie del sensazionalismo.
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