"Siamo tutti uguali oltre le apparenze". Egonu chapeau, altro che Ferragni: queste sono storie, questa è insicurezza, questa è la vita vera
IL MONOLO DI EGONU. "Siamo tutti uguali oltre le apparenze", il monologo della giovane Paola Egonu, non ha nulla da invidiare alla Ferragni... Anzi, tutt'altro. E' una voce umile, elegante, che non vuole sopraffare nessuno ne tanto meno eleggersi a miss "sapientona" o peggio ancora a vittima.
Siamo alla terza sera e dei monologhi andati in scena sicuramente quello che merita meno e che finisce in ultima posizione è quello della Ferragni.
Per l'ennesima volta porta sul palco se stessa, il suo egocentrismo. Il suo oramai non "vivere" ma sopravvivere attraverso i social. Quella corsa sfrenata a pubblicare una qualsiasi cosa del suo quotidiano pur di beccarsi un nuovo follower, che vuole parlarci della sua insicurezza da bambina... E chi non lo è stato? Chi non lo è ora? Ma per cortesia... E poi ci prova pure con il termine libera, lei... Ma vada davvero in Iran, provi solo per un attimo ad ascoltare seriamente le storie di Pegah Moshir Pour e provi a capire cosa significhi quella parola prima di farla sua indossandola sulle spalle come una "croce".
Ci vuole coraggio a raccontarsi e Paola l'ha fatto
Ci vuole coraggio a scendere in campo indossare una maglia azzurra ed essere etichettata non italiana solo perchè la tua pelle è scura: questa è insicurezza cara Ferragni, questa è sofferenza, questa è una storia degna di essere raccontata sul palco dell'Ariston. Così come quella dei giovani di Nisida raccontata da Francesca Fagnani, ci vuole coraggio solo a metterci piede tra quelle mure dove nulla puoi vedere se non il mare... E menomale che almeno quello c'è.
Sanremo: Egonu, il monologo della campionessa azzurra
"Questa sera non sono qui a dare lezioni di vita, perché alla mia età sono più le cose che posso imparare di quelle che posso insegnare". Comincia così il monologo di Paola Egonu, co-conduttrice della terza serata del Festival di Sanremo, sul palco dell'Ariston, incentrato sulla sua vita e sugli ostacoli che ha dovuto superare.
"Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così è stato anche nelle settimane di avvicinamento al Festival. Spesso in passato sono stata definita ermetica, così nel tempo mi sono impegnata a raccontarmi di più, provando a ridurre al minimo lo spazio di interpretazione. Questo non ha evitato comunque che alcune frasi venissero strappate dal contesto, tagliate, incollate in senso casuale e fiondate sui giornali come titoli usati per far rumore.
Ho imparato che ogni pensiero, una volta che si trasforma in parola e viene condivisa con qualcuno, non è più sotto il pieno controllo di chi l'ha pronunciata. Questo mi ha ricordato che dovremmo sempre cercare di risalire all'origine. Io sono la prima di tre fratelli, e devo tutto a mamma Eunice e papà Ambrose.
Sono loro che mi hanno permesso di vivere un'infanzia felice, che mi hanno sostenuta e che mi hanno insegnato che se vuoi qualcosa devi guadagnartela. Senza temere i sacrifici. Mi hanno aiutata a trovare il mio percorso, anche se questo ha significato per loro vedermi andare via di casa a 13 anni"
E ancora prosegue
"Non sono madre, sogno di diventarlo un giorno, ma sono certa che nessun genitore sia felice che la propria figlia cresca lontana dal suo amore e dal suo sguardo.Grazie mamma, grazie papà, che per amore verso di me, avete rinunciato a me.
Certo, le vostre carezze e le vostre attenzioni mi sono mancate e continuano a mancarmi. Ma sapevo, sapevamo e so che questa è la mia strada".
Sapete, da bambina ero fissata coi "perché"
Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana? Poi sono diventata più grande e i perché sono continuati. Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come una colpa?
Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda "Perché io sono io???" c'è già anche la risposta: "Perché io sono io!!!"
Il monologo di Egonu prosegue:
IO SONO QUELLA che quando oggi ancora mi fanno una domanda sul razzismo, rispondo così: "Prendete dei bicchieri di vari colori e metteteci dentro l'acqua. Vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente, solo perché il suo contenuto è più limpido.Eppure se proverete a bere da uno dei bicchieri colorati, scoprirete che l'acqua ha sempre lo stesso gusto, fresco e vita…" perché siamo tutti uguali oltre le apparenze.E se questo non è ancora abbastanza…in Veneto noi diremmo "Moeghea" ossia "Dai, smettila!".
SONO QUELLA a cui lo sport ha dato tanto
Ma SONO ANCHE QUELLA che non crede che la sconfitta sia solo quando perdi una partita. Quando sono in campo e commetto troppi errori, anche se vinciamo, può succedere che io la viva come una sconfitta.
Io gioco in attacco ed il mio obiettivo è quello di riuscire ad avere tra le mani la palla decisiva da schiacciare, quella che farà punto. A volte ci riesco, altre volte sbaglio e sto imparando ad accettare l'errore. Perché quella palla che scotta, quella che fa paura, è il motivo per cui di fatto io sono lì.
SONO QUELLA che viene anche criticata
Le critiche non sono mai mancate e non mancheranno, sono inevitabili: alcune sono costruttive, la maggior parte gratuite, altre - e non voglio fare la vittima - sono dei veri macigni. Io - a fatica - ho imparato che sta a noi dare il giusto peso. SONO QUELLA che come tutti ha dovuto affrontare dei momenti brutti ma che non ha smesso per questo di godersi quelli belli.
Egonu: "Sono stata accusata di vittimismo"
Di drammatizzare e di non avere rispetto per il mio Paese. E questo per aver raccontato esperienze brutte che ho vissuto, per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure in vista del futuro.Amo l'Italia, vesto con orgoglio quella maglia azzurra che per me è la più bella del mondo e ho un profondo senso di responsabilità nei confronti di questo Paese in cui ripongo tutte le mie speranze di domani.
SONO QUELLA che spesso ha sbagliato gli appuntamenti importanti. Nella mia storia di giocatrice sono infatti più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente. Cosi come NON è perdente chi a scuola prende il voto più basso e non è perdente chi non riesce a realizzare il proprio sogno al primo colpo.
E poi, visto che siamo a Sanremo, non è perdente nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni in classifica… Ve lo ricordate? Era il 1983 quando Vasco Rossi arrivò penultimo proprio su questo palco. Un altro NON-PERDENTE, che ci ha insegnato che dalle sconfitte più dure possono nascere i successi più grandi. OGNUNO COL SUO VIAGGIO. OGNUNO DIVERSO".
[sv slug="seguici"]