Processo Impagnatiello, il padre di Giulia Tramontano: «Resterai un vile assassino»
Dopo la condanna in primo grado, l'ex compagno della giovane napoletana punta a ottenere attenuanti e a evitare il carcere a vita. Ma la famiglia della vittima non ci sta

«Potrai forse evitare l'ergastolo, ma non potrai evitare quello che sei: un vile assassino». Sono parole durissime quelle che Franco Tramontano, padre di Giulia, ha affidato ai social dopo l’annuncio del ricorso in appello da parte della difesa di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato della compagna. Il papà della giovane, uccisa il 27 maggio 2023 a Senago, non nasconde il dolore e la rabbia di fronte a un possibile alleggerimento della pena per chi ha stroncato la vita di sua figlia e del nipotino che portava in grembo.
Omicidio Giulia Tramontano: Impagnatiello tenta di evitare l’ergastolo
La difesa dell’ex barman 31enne punta a smontare la sentenza pronunciata in primo grado dalla Corte d’Assise di Milano. Il ricorso, appena depositato, chiede di rivedere il riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà, e mira a ottenere le attenuanti generiche. L’obiettivo finale è chiaro: evitare l’ergastolo e accedere alla giustizia riparativa, istituto che – nei casi ammessi – prevede un percorso di riconciliazione tra autore del reato e vittime o familiari, con l’intento di favorire la responsabilizzazione del colpevole.
L’orrore: mesi di avvelenamenti prima del delitto
Giulia Tramontano, originaria di Sant’Antimo (Napoli), aveva 29 anni e aspettava un bambino al settimo mese, Thiago. Secondo quanto emerso dalle indagini, Impagnatiello aveva iniziato ad avvelenarla mesi prima del delitto, somministrandole di nascosto sostanze tossiche come topicida, ammoniaca e cloroformio. Le aveva acquistate online con nomi falsi e utilizzate con l’intento di farle perdere il bambino. Il 27 maggio 2023, la situazione è precipitata: dopo l’ennesima lite, Giulia è stata uccisa con decine di coltellate.
Il processo: dalla confessione alla condanna
Il processo di primo grado è iniziato nel gennaio 2024. Impagnatiello ha ammesso le sue responsabilità durante le prime udienze, confermando di aver avvelenato la compagna e di averla uccisa. La pubblica accusa ha chiesto la massima pena, sottolineando la premeditazione e la crudeltà del gesto. La sentenza è arrivata il 25 novembre 2024, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: ergastolo, con riconoscimento delle aggravanti e tre mesi di isolamento diurno. Oltre alla pena detentiva, è stato disposto un risarcimento pecuniario a favore della famiglia Tramontano.
Le motivazioni: un delitto studiato da mesi
Le motivazioni della sentenza descrivono in dettaglio la pianificazione dell’omicidio: già da dicembre 2022, Impagnatiello cercava su internet modi per sbarazzarsi della compagna. Nonostante la confessione, i giudici hanno rilevato la totale assenza di empatia e pentimento, confermando l’eccezionale gravità del reato.
La reazione della famiglia: «Nulla potrà riportarci Giulia»
Nonostante la soddisfazione per la condanna, la famiglia Tramontano è consapevole che nulla potrà colmare il vuoto lasciato da Giulia e dal piccolo Thiago. Ora, l’annuncio del ricorso riapre una ferita mai chiusa. Il padre Franco, con parole che pesano come macigni, ha commentato: «Potrai fare ricorso in appello, potrai fare ricorso in Cassazione, potrai forse evitare l'ergastolo, ma ciò che non potrai evitare è essere ricordato per quello che sei».