Rita Granata travolta e uccisa a Napoli: condannato a 8 anni l’automobilista
L'autista era di Quarto: la famiglia della giovane vittima chiede norme più severe

L'automobilista responsabile dell'incidente mortale che ha tolto la vita a Rita Granata, una giovane travolta lo scorso maggio a Napoli, è stato condannato a otto anni di reclusione. La sentenza è stata emessa al termine del rito abbreviato. Un caso che riapre il dibattito sulle norme di sicurezza stradale e sulla necessità di pene più severe per chi guida sotto l’effetto di alcol e droghe.
L’incidente: una tragedia nella notte di Napoli
La notte del 5 maggio 2024, alle ore 04:15, Rita Granata stava attraversando via Leopardi a Napoli, sulle strisce pedonali, quando è stata travolta da una Volkswagen Polo guidata da R.A., un 24enne residente a Quarto.
Dopo l’impatto, l’automobilista si è allontanato dal luogo senza prestare soccorso, tornando soltanto diverse ore dopo. Rita, soccorsa in condizioni disperate, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Paolo e successivamente trasferita a Nocera Inferiore. Nonostante gli sforzi dei medici, la giovane è deceduta l’8 maggio, dopo tre giorni di agonia.
Le indagini e l'arresto dell'autista
Le indagini condotte dall’Unità Operativa Infortunistica Stradale della Polizia Locale di Napoli hanno permesso di identificare R.A. come responsabile del tragico incidente. L’automobilista è risultato positivo ai test di alcol e droga effettuati successivamente. A luglio, è stata eseguita un’ordinanza restrittiva nei suoi confronti, portando al processo conclusosi con la condanna a 8 anni di reclusione.
La dinamica dell’incidente e l’abbandono della scena da parte dell’autista hanno aggravato la posizione dell’imputato, già resa critica dalla sua condizione psico-fisica alterata al momento dell’incidente.
La reazione della famiglia di Rita Granata
La famiglia di Rita, distrutta dal dolore, ha accolto la sentenza con amarezza, ritenendo che 8 anni non siano sufficienti per rendere giustizia alla loro perdita. Hanno inoltre sottolineato la necessità di riforme legislative per garantire pene più severe e misure preventive più efficaci per chi si mette al volante sotto l’effetto di sostanze.
"La nostra Rita non c'è più. Chi guida sotto l’effetto di alcol o droghe e mette a rischio la vita degli altri non può cavarsela con pene così leggere", ha dichiarato un familiare, chiedendo un intervento deciso da parte delle istituzioni.
Un monito per tutti: rispettare le regole salva vite
La vicenda di Rita Granata non è un caso isolato. Ogni anno, incidenti stradali causati da imprudenze, guida in stato di alterazione o velocità eccessiva mietono vittime innocenti. Il caso solleva interrogativi urgenti:
- È sufficiente l’attuale quadro normativo per dissuadere comportamenti pericolosi alla guida?
- Le pene previste sono proporzionate alla gravità delle conseguenze?
- Quali strategie preventive potrebbero ridurre il numero di incidenti legati all’abuso di alcol e droghe?
La necessità di un cambiamento culturale e normativo
La storia di Rita è un drammatico promemoria dell'importanza di rispettare le regole stradali e della responsabilità che ogni automobilista ha nei confronti degli altri. Mentre la famiglia continua a chiedere giustizia e pene più severe, il dibattito su come prevenire tragedie simili rimane aperto.
Rita Granata merita di essere ricordata non solo come una vittima di un tragico incidente, ma come un simbolo di una battaglia per strade più sicure e per una giustizia che tuteli davvero le vittime e le loro famiglie.