Informazioni segrete rubate dalle banche dati e rivendute per soldi
Coinvolti hacker ed ex poliziotti. «Spiati anche politici»
La recente indagine condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese ha portato a sei arresti per l'illecita raccolta e vendita di informazioni segrete, compresi dati provenienti dalle più importanti banche dati strategiche nazionali, come Sdi, Serpico e Inps.
Questi archivi custodiscono informazioni segrete comprese quelle di esponenti politici di rilievo, magistrati e personaggi di spicco, e la loro sottrazione pone gravi problemi di sicurezza nazionale. Le accuse per gli arrestati, compresi ex poliziotti e hacker, includono l’accesso abusivo ai sistemi informatici e l’associazione per delinquere.
L’inchiesta è coordinata dai pm di Milano, Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, sotto la supervisione del procuratore Marcello Viola della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano. Secondo quanto riportato, la rete criminale avrebbe agito su commissione, estraendo i dati a fini economici e vendendoli a chiunque fosse disposto a pagarli.
Informazioni Segrete per Clienti Privati e Motivazioni Economiche
Le indagini rivelano che le informazioni rubate dai sistemi protetti venivano trattate come una vera e propria merce da vendere. La rete raccoglieva dati di ogni tipo, partendo dalle informazioni fiscali e previdenziali fino ai dettagli patrimoniali e bancari. Anche i dati di esponenti politici e personaggi pubblici sono stati illecitamente estratti dai database nazionali e rivenduti a clienti privati che li richiedevano per diverse finalità, non necessariamente criminali.
Secondo quanto emerge, il gruppo operava su commissione, prelevando dati per singoli individui o società, spesso con l’obiettivo di ottenere vantaggi privati o economici. Anche se nelle misure cautelari non si parla di agevolazione diretta a gruppi mafiosi, la presenza della Direzione Nazionale Antimafia all’interno delle indagini conferma la rilevanza e complessità della rete criminale, che avrebbe potuto supportare attività illecite più ampie.
La Storia di un Crimine Organizzato e la Questione della Sicurezza Informatica
L’inchiesta va a collegarsi a precedenti indagini sui furti di informazioni sensibili, come il caso di Carmelo Miano, hacker accusato di aver violato il sistema del Ministero della Giustizia, e di Vincenzo Coviello, ex dipendente bancario accusato di aver spiato conti correnti di figure pubbliche. In questo contesto, l’indagine evidenzia una problematica allarmante riguardo alla sicurezza informatica e all’integrità delle forze dell’ordine.
Le forze dell’ordine sono ora chiamate a garantire maggiore protezione dei dati sensibili in Italia, dato che la portata di questo caso solleva dubbi sul livello di sicurezza delle nostre banche dati nazionali. Infatti, l’abuso di potere da parte di ex membri delle forze dell'ordine e di consulenti informatici dimostra una grave vulnerabilità in merito alla gestione delle informazioni personali e strategiche dei cittadini e dei rappresentanti pubblici.
Arresti, Perquisizioni e Sviluppi dell'Inchiesta
Gli arresti eseguiti hanno comportato anche quattro misure di arresti domiciliari, due misure interdittive e il sequestro di società legate alla rete criminale. Decine di perquisizioni sono state svolte in Italia e all'estero, per approfondire la rete di clienti e le modalità operative dei responsabili. La rete di contatti internazionali dell’organizzazione è un punto su cui le autorità stanno concentrando le indagini, per comprendere eventuali ramificazioni oltre i confini nazionali.
L’inchiesta prosegue con l’obiettivo di identificare tutte le persone coinvolte e delineare la portata della diffusione di queste informazioni sottratte.