Strage Monreale
Strage Monreale

Salvatore Calvaruso, il 19enne palermitano accusato di aver aperto il fuoco durante una rissa avvenuta a Monreale nella notte tra sabato 26 e domenica 27 aprile, ha inizialmente confessato spontaneamente davanti agli inquirenti. Tuttavia, durante l'interrogatorio formale con il pubblico ministero, il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere. Questa scelta ha reso, per ora, inutilizzabili le sue prime dichiarazioni.
Le vittime della tragica notte sono Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, raggiunti dai proiettili sparati da almeno due persone. Altri due giovani sono rimasti feriti nella sparatoria, avvenuta in una piazza affollata da circa cento persone.

La caccia ai complici e le perquisizioni nei quartieri palermitani

Le forze dell'ordine sono al lavoro per identificare e catturare i complici di Calvaruso. Secondo le prime ricostruzioni, alla rissa avrebbero partecipato tra i quattro e i cinque giovani provenienti da Palermo. Gli investigatori ritengono che almeno un altro ragazzo abbia aperto il fuoco insieme al 19enne arrestato.
I carabinieri, grazie a testimonianze dirette e a filmati acquisiti, stanno concentrando le ricerche nei quartieri Zen e Borgo Nuovo, aree tristemente note per episodi di criminalità. Sono in corso perquisizioni mirate in abitazioni e magazzini, alla ricerca sia dei complici sia delle armi utilizzate nella strage avvenuta nei pressi del pub "365" in via Benedetto D'Acquisto a Monreale.

Le cause della rissa: uno scontro tra giovani per futili motivi

Secondo quanto emerso dalle prime testimonianze raccolte, la rissa sarebbe stata scatenata da un gruppo di giovani palermitani contro coetanei residenti a Monreale, probabilmente per motivi futili.
Il provvedimento di fermo emesso dal pubblico ministero descrive una scena di violenza inaudita: «Intorno all'una e trenta - si legge - un gruppo di cinque ragazzi ha aggredito alcuni giovani del posto. Durante la confusione, almeno due di loro hanno estratto delle pistole e sparato oltre 20 colpi sulla folla».
Il pm Felice De Benedittis sottolinea che «è stato solo un caso se le vittime sono state soltanto tre». I colpi sono stati esplosi ad altezza d’uomo in mezzo a decine di ragazzi, mettendo a rischio l’incolumità di molte persone.

Il dolore delle famiglie: «Hanno distrutto due famiglie»

Il dolore straziante dei familiari delle vittime emerge forte. Il padre di Salvo Turdo, 23 anni, non riesce a trovare pace: «Faccio fatica a credere che sia tutto vero. Come farò senza mio figlio?», dice piangendo, abbracciato ai parenti e agli amici.
A condividere il lutto anche Giacomo Miceli, padre di Andrea Miceli, altra giovane vita spezzata nella notte di sangue. Andrea e Salvo erano cugini, figli di due sorelle, un legame ancora più forte spezzato tragicamente. «Hanno distrutto due famiglie», ripetono tra le lacrime, invocando giustizia per i loro cari.

Messaggi, fiori e commozione sul luogo della tragedia

Nel cortile di casa, amici e conoscenti hanno lasciato fiori, fotografie e pensieri commossi per ricordare Andrea, Salvatore e Massimo.
Sulle fioriere, segnate dai bossoli della notte di fuoco, sono apparsi messaggi struggenti: «Volati via troppo presto, ma resterete per sempre nei nostri cuori».
Una comunità intera si è stretta attorno alle famiglie colpite, lasciando segni tangibili di affetto e solidarietà sul luogo della tragedia.

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