meloni belloni

Elisabetta Belloni, capo del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), ha annunciato le sue dimissioni per il 15 gennaio 2025. Una decisione che Belloni definisce «personale», ma che dietro le quinte sembra essere il risultato di tensioni interne al governo, divergenze con figure chiave come Antonio Tajani e Alfredo Mantovano, e una gestione non condivisa del delicato dossier Cecilia Sala.

Il contesto delle dimissioni

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera e da La Repubblica, la decisione di Belloni è maturata dopo mesi di frizioni. Nonostante le dichiarazioni ufficiali sulla natura personale della scelta, emergono retroscena che raccontano di un rapporto deteriorato con Palazzo Chigi, con divergenze sia strategiche che operative.

La telefonata tra Giorgia Meloni ed Elisabetta Belloni, avvenuta dopo la pubblicazione della notizia delle dimissioni, sarebbe stata tesa e aspra. La Premier avrebbe accusato Belloni di aver fatto trapelare la notizia alla stampa, un’accusa respinta con fermezza dalla direttrice del Dis.

Il nodo del dossier Cecilia Sala

Uno dei punti centrali delle tensioni riguarda la gestione del caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata in Iran.

  • Esclusione dal dossier: Belloni sarebbe stata tenuta ai margini della gestione del caso, con il controllo diretto affidato all’Aise e a Gianni Caravelli.
  • Divergenze strategiche: Secondo fonti vicine alla diplomatica, Belloni avrebbe gestito il dossier con un approccio differente, puntando su canali diplomatici più tradizionali e su possibili contropartite con l’Iran, anziché sull’immediata insistenza per uno scambio con Mohammad Abedini Najafabadi.

La telefonata con Giorgia Meloni

Il confronto telefonico tra Belloni e la Premier ha fatto emergere ulteriori contrasti:

  • Giorgia Meloni avrebbe rimproverato Belloni per non aver rispettato l’accordo di una transizione graduale dopo le festività.
  • Belloni, dal canto suo, avrebbe risposto che la notizia delle sue dimissioni non è trapelata da lei, ma da ambienti governativi.

Il ruolo di Antonio Tajani e Alfredo Mantovano

Secondo le ricostruzioni giornalistiche:

  • Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, viene descritto come un uomo "ossessionato dal controllo".
  • Antonio Tajani, ministro degli Esteri, sarebbe stato invece contrario all’assegnazione a Belloni di incarichi chiave, come la delega al Pnrr.

La combinazione di queste dinamiche avrebbe reso insostenibile la posizione di Belloni al vertice del Dis.

Il G20 di Rio: un altro tassello della crisi

Durante il G20 di Rio de Janeiro, il disagio di Belloni sarebbe stato evidente. Secondo alcune fonti, il clima tra il capo del Dis e l’entourage della Premier era teso, con Belloni che faticava a nascondere la sua crescente insofferenza.

Il caso Francesco Paolo Figliuolo

Un ulteriore punto di attrito sarebbe stata la nomina di Francesco Paolo Figliuolo come vice dell’Aise. Belloni avrebbe preferito una figura di sua fiducia, come Nicola Boeri, ma la scelta è stata bypassata da Palazzo Chigi.

Il futuro di Elisabetta Belloni

Nonostante le smentite ufficiali, circolano voci su un possibile incarico europeo per Belloni, forse come rappresentante personale di Ursula von der Leyen. Tuttavia, al momento, nessuna conferma è arrivata in merito.

L’addio di Elisabetta Belloni alla guida del Dis segna la fine di un capitolo complesso e delicato per i servizi segreti italiani. Le tensioni interne al governo, le divergenze su dossier chiave come quello di Cecilia Sala e le dinamiche personali tra i protagonisti hanno contribuito a rendere inevitabile una rottura.

Mentre si attende la nomina del successore, resta la consapevolezza che la figura di Belloni ha rappresentato un punto di riferimento istituzionale di alto profilo, capace di muoversi con autorevolezza in scenari nazionali e internazionali.

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