Rosa Vespa e  Moses Omogo Chidiebere
Rosa Vespa e Moses Omogo Chidiebere

La vicenda che ha sconvolto Castrolibero e l’Italia intera ha trovato il suo punto di svolta con la confessione di Rosa Vespa. La donna di 51 anni, che il 21 gennaio ha rapito la neonata Sofia dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza, ha ammesso di non essere mai stata incinta, smentendo la bugia che aveva portato avanti per nove mesi.

La confessione e il video della verità

In un video mostrato in esclusiva durante la trasmissione Quarto Grado, Rosa Vespa appare visibilmente provata mentre, incalzata dagli agenti, confessa: «Non c’è mai stata nessuna gravidanza». Le immagini mostrano una donna ormai senza via d’uscita, costretta a mettere fine alla finzione che aveva coinvolto amici, parenti e persino, forse, il marito.

Rosa aveva raccontato di aver dato alla luce un bambino, "Anselm", l’8 gennaio, arrivando persino a organizzare una festa di benvenuto. Tuttavia, il pomeriggio del 21 gennaio, qualcosa è cambiato: spinta dal desiderio irrealizzato di maternità, ha compiuto il gesto estremo di rapire Sofia.

L’interrogatorio: tra lacrime e silenzi

Durante un lungo interrogatorio di quattro ore, Rosa Vespa ha fornito una ricostruzione frammentaria degli eventi, spiegando di aver agito da sola e senza un piano preciso. Ha negato qualsiasi coinvolgimento di terze persone, scagionando il marito Moses Omogo Chidiebere, inizialmente sospettato. Moses è stato scarcerato, ma rimane indagato.

L’avvocata Teresa Gallucci, che difende Rosa Vespa, ha sottolineato la cooperazione della donna durante l’interrogatorio, pur evidenziando il suo stato emotivo e i tanti "non so" emersi nella ricostruzione. «Rosa non è una criminale. Non voleva fare del male a nessuno e ha ammesso le sue responsabilità», ha dichiarato il legale.

Un possibile disturbo psichico

Uno degli aspetti più delicati del caso riguarda lo stato mentale di Rosa Vespa. L’avvocata Gallucci ha chiesto che la donna venga sottoposta a una valutazione medica per accertare l’eventuale presenza di una gravidanza isterica o di altri disturbi psicologici. «Non sono un medico, ma Rosa ha bisogno di aiuto», ha affermato.

Sofia e il lieto fine

Fortunatamente, la piccola Sofia non ha mai corso pericoli durante le ore del rapimento. Rosa, infatti, si era presa cura di lei, arrivando persino a vestirla con una tutina azzurra per far credere si trattasse di un maschio. La bimba è stata subito restituita alla sua famiglia, che può ora tirare un sospiro di sollievo.

Il caso di Rosa Vespa, però, resta un esempio emblematico di quanto il desiderio di maternità, se esasperato, possa portare a conseguenze drammatiche.

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