Speranza e Gualtieri lavorano per il piano Sanità
Gli obiettivi del ministero della Salute sono evidenti: sfruttare al massimo la disponibilità di una ingente somma di denaro da restituire “in comode rate” per tappare le crepe del sistema sanitario italiano emerse durante la pandemia ma anche per ridare smalto all’intera rete di assistenza. Ma l’uso delle risorse del Mes fa comodo anche al ministero dell’Economia perché la disponibilità di quei capitali finisce fatalmente per aprire spazi ad una profonda riforma fiscale.
Il piano secondo Speranza.
Qui sta prendendo forma un piano pluriennale di investimenti che si articola su due pilastri. Da una parte una ristrutturazione della rete ospedaliera per la quale servirebbero almeno 10 miliardi. Non tanto per costruire nuovi nosocomi quanto per ammodernare e mettere in sicurezza quelli esistenti. L’altro snodo strategico del piano è un investimento altrettanto massiccio (10 miliardi) nella cosiddetta medicina del territorio che ha funzionato male nei mesi scorsi. Qui si tratta di costruire una serie di strutture specializzate ramificate nelle province (ambulatori e mini day hospital) ma soprattutto di assumere personale specializzato, soprattutto infermieristico, che curi a casa i malati bisognosi di interventi modesti ma importanti, dalle iniezioni al controlli del livello di ossigeno nel sangue.
Ospedali ristrutturati e assistenza sanitaria territoriale hanno bisogno di una serie di interventi di contorno.
Il più importante è il nodo del personale. Qui il ricorso ai Fondi del Mes potrebbe risolvere un problema spinoso che si porrà nei prossimi mesi. Da marzo, infatti, sono state effettuate circa 23.000 assunzioni da parte del sistema sanitario ma metà di queste sono a tempo determinato e spesso si tratta di contratti di pochi mesi. Difficile ora definire il costo delle future assunzioni ma è evidente che i 118 miliardi stanziati per il 2020 per la Sanità ai quali si sommano altri 3,3 miliardi del Decreto Rilancio difficilmente basteranno.
Strettamente collegata all’ammodernamento degli ospedali è la questione del rinnovo dei macchinari.
Al ministero della Sanità stimano che circa 1.400 macchinari importanti (tac, risonanze, e così via) siano al termine del loro ciclo di efficienza. Inoltre le tecnologie biomedicali anche nel campo della sanificazione stanno facendo progressi incredibili. Morale: si pensa che per la voce rinnovo macchinari e nuove tecnologie nei prossimi anni serviranno almeno 1,5 miliardi.
Sul fronte del personale, infine, oltre al rinnovo degli 11.500 contratti a tempo appena firmati si pone un’altra grossa questione: servirebbero almeno 10.000 infermieri per rendere efficiente la rete di assistenza territoriale. Il costo di queste assunzioni è stimato in altri 1,3 miliardi. Impossibile soddisfare tutte queste esigenze col bilancio “normale”. Non restano che due strade: il Mes o parte del piano Next Generation. Il primo ha un vantaggio: è bell’e pronto.
Anche perché, nel caso la Sanità prenotasse 20-25 miliardi del Recovery fund, l’Europa potrebbe eccepire l’esistenza di uno strumento ad hoc. Dal punto di vista di Gualtieri, prendere a prestito i soldi del Mes non ha nessuna controindicazione. Anzi. Il tasso è praticamente zero se la restituzione avverrà in dieci anni, addirittura negativo se l’Italia rimborsasse i soldi in 7 anni. Liberare 36 miliardi per i conti pubblici permetterebbe di finanziare molte cose.
A partire da nuove riduzioni dell’Irap
Visto che si tratta di una imposta che va a finanziare la spesa sanitaria delle Regioni che in parte potrebbe essere sostenuta proprio con i fondi del Mes. Soldi, quelli del Fondo salva Stati che, tra l’altro, si sommerebbero ai 20 miliardi del Sure che verrebbero usati per estendere la Cassa integrazione e ai fondi Bei per i prestiti alle imprese. Liberato dagli impegni più gravosi, il bilancio pubblico potrebbe finanziare quelle riforme che l’Europa chiede per attivare i 172 miliardi del Recovery fund destinati all’Italia.(IlMattino)
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