Morte di Ramy Elgaml: le rivelazioni di due testimoni alle Iene scuotono il caso
"Abbiamo visto tutto, i carabinieri li hanno presi da dietro. Ho cominciato a fare tantissimi video. Un video mi è stato cancellato da un carabiniere”
Nella notte tra sabato e domenica scorsi, il 19enne Ramy Elgaml ha perso la vita in un drammatico incidente stradale durante un inseguimento con i carabinieri. Il giovane, in sella al suo scooter, è stato coinvolto in una dinamica ancora avvolta nel mistero. Secondo le prime ricostruzioni ufficiali, il mezzo sarebbe scivolato autonomamente, causando la tragica morte del ragazzo. Tuttavia, nuove testimonianze emerse nella puntata delle Iene trasmessa ieri sera ribaltano questa versione, aprendo scenari inquietanti.
La testimonianza anonima che accusa
Due testimoni, rimasti anonimi, hanno dichiarato alla redazione delle Iene di aver assistito all’incidente e di aver visto l’auto dei carabinieri urtare lo scooter di Ramy. "Stavamo tornando da una discoteca. Abbiamo visto tutto, i carabinieri li hanno presi da dietro," ha raccontato uno dei testimoni.
La testimonianza si arricchisce di un dettaglio scioccante: "Ho cominciato a fare tantissimi video, ma un carabiniere me ne ha cancellato uno. Poi ho fatto altri video, ma anche questi sono stati cancellati da altri due carabinieri." Queste accuse sollevano interrogativi sulla gestione delle prove e sulla trasparenza delle forze dell’ordine coinvolte.
Gli amici di Ramy: "Perché nascondere le prove?"
Alla voce dei testimoni si aggiungono le dichiarazioni degli amici di Ramy, anch’essi intervistati dalle Iene. "Anche se l’urto fosse stato accidentale, perché cercare di occultare le prove?" si chiedono i ragazzi, insinuando che i mezzi utilizzati per "sistemare le strade" sarebbero arrivati sul luogo del sinistro addirittura prima dei mezzi di soccorso. Un dettaglio che, se confermato, getterebbe un’ombra ulteriore sull’intera vicenda.
La fidanzata di Ramy: "Non era un rapinatore"
Nada, fidanzata di Ramy, ha respinto con fermezza le insinuazioni sul possibile coinvolgimento del ragazzo in attività criminali. "Lavorava dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio. Non aveva tempo né interesse per fare il rapinatore," ha dichiarato Nada, aggiungendo che Ramy si sentiva italiano, nonostante le sue origini marocchine. "Io mi sento più italiana che marocchina, e Ramy uguale."
Questa dichiarazione sottolinea l’integrazione di Ramy nella comunità italiana e aumenta il dolore e la rabbia di chi lo conosceva per bene.
Le indagini e l’ombra del dubbio
L’episodio ha sollevato dubbi sull’operato delle forze dell’ordine durante l’inseguimento e sulla gestione delle prove sul luogo dell’incidente. Le dichiarazioni raccolte dalle Iene accendono i riflettori su una possibile alterazione della scena del crimine e su presunti abusi di potere.
Le autorità competenti sono ora chiamate a indagare a fondo per chiarire una dinamica che, se confermata nella versione dei testimoni, rappresenterebbe un grave abuso di autorità e un attentato alla trasparenza della giustizia.
Un caso che divide l’opinione pubblica
La tragica morte di Ramy Elgaml ha suscitato un’ondata di emozione e indignazione in tutto il Paese. Da un lato, c’è chi sostiene la necessità di approfondire le indagini e di accertare eventuali responsabilità delle forze dell’ordine; dall’altro, vi è chi invita alla cautela, sottolineando l’importanza di attendere i risultati ufficiali delle inchieste.
Mentre l’Italia attende ulteriori sviluppi, una cosa è certa: la verità sulla morte di Ramy Elgaml non può essere insabbiata, e la giustizia deve fare il suo corso.