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Gli scontri durante le manifestazioni in memoria di Ramy Elgaml a Bologna e Roma hanno acceso il dibattito interno alle forze dell’ordine. Tra rabbia e frustrazione, le chat di polizia e carabinieri si riempiono di messaggi che chiedono "mano libera contro i violenti" e criticano la "linea morbida" adottata finora. La proposta del governo Meloni di introdurre uno scudo penale per gli agenti, volto a evitare indagini automatiche in caso di fatti di piazza, riceve ampio consenso tra gli operatori, mentre la posizione prudente del presidente Sergio Mattarella suscita malumori.

Le reazioni alle manifestazioni

Le proteste hanno visto giovani, in parte stranieri di seconda o terza generazione, fronteggiare le forze dell’ordine con oggetti, sedie e bottiglie. Alcuni agenti sono rimasti feriti: "Un collega ha una spalla lussata, un altro un dente rotto. A me hanno lanciato una bottiglia in faccia", racconta un poliziotto in servizio a Bologna. Nonostante la gravità delle aggressioni, gli agenti hanno mantenuto la calma, evitando reazioni eccessive. Tuttavia, questa compostezza è stata criticata da alcuni colleghi come segno di debolezza.

Critiche e tensioni interne

Le chat interne evidenziano divisioni anche sulla gestione delle manifestazioni. Alcuni agenti elogiano i vertici per aver sottolineato l’importanza di garantire la libertà di manifestare, ma altri lamentano un mancato supporto pratico: "Ci fanno lavorare in condizioni impossibili, senza tutele adeguate". Non mancano le polemiche sull’uso delle dashcam nelle auto di servizio, come nel caso dell’inseguimento che ha preceduto la morte di Ramy Elgaml. Un ufficiale dell’Arma si è espresso così: "Quelle telecamere sono un problema, ci mettono sotto accusa."

Il peso psicologico del lavoro in piazza

Gli agenti raccontano le difficoltà di affrontare ore di servizio in condizioni di alta tensione. "Avevo l’adrenalina a mille e non sono riuscito a dormire dopo aver staccato alle quattro del mattino", spiega un poliziotto. "Abbiamo ammaccature ovunque e dobbiamo continuare a lavorare, a compilare carte. Ma c’è un limite a tutto. Fate qualcosa, altrimenti ci ammazzano."

Verso lo scudo penale

La proposta del governo Meloni di introdurre uno scudo penale per le forze dell’ordine trova sostegno tra molti agenti, che chiedono protezioni legali per svolgere il loro lavoro in piazza senza il timore costante di indagini. Tuttavia, la misura solleva preoccupazioni sul bilanciamento tra diritti civili e sicurezza.

La situazione resta complessa, con le forze dell’ordine che chiedono maggiore supporto e strumenti per affrontare un contesto sempre più difficile, senza perdere di vista il rispetto delle regole democratiche.

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