Sul rientro in presenza delle scuole superiori, la ministra dell'Istruzione non vuole ancora sentir parlare del 2021. "Non sto lavorando per il 7 gennaio, sto lavorando per dicembre", assicura.
Poi precisa: con gradualità, d'accordo con il resto dell'esecutivo, guardando la curva dei contagi. Però tiene a ricordarlo: il primo ad auspicare un rientro dei ragazzi a dicembre è stato proprio il premier. Tanto che ora Giuseppe Conte ragiona su un rientro "simbolico" degli studenti poco prima delle vacanze di Natale, il 14 dicembre.
Sarebbe, nelle intenzioni, "un bel segnale"
Per ora però è solo una proposta, da valutare con i capigruppo di maggioranza.La battaglia della titolare all'Istruzione è tutta per evitare che la scuola paghi una seconda estate.
Quando, mentre a Viale Trastevere e in tutti gli istituti si lavorava con il metro in mano per calcolare il distanziamento e si ordinavano gel, mascherine, si cercava di trovare la quadra con gli enti locali per nuovi spazi, il resto d'Italia era in vacanza quasi come se il virus fosse un lontano ricordo. L'appello della ministra è doppio.
Scuole da preservare
Il primo è ai cittadini, ai quali chiede "responsabilità massima": "La scuola va preservata e la deve preservare tutto il Paese, se le Asl vanno in affanno il problema è di tutti", ricorda.
Il secondo è alle Regioni e agli enti locali, alla collaborazione, visti i mesi in cui si è andati in ordine sparso: "Io mi aspetto il più possibile che le decisioni che il governo assumerà verranno adottate", tuona.
Anche perché non vuole più sobbarcarsi tutto il peso di un sistema che non ha retto. La competenza non è solo dello Stato, ci sono alcune decisioni che spettano alle Regioni, come il calendario, e altre che spettano agli enti locali, che ad esempio possono sospendere le lezioni.
La governance è complessa e a suo modo di vedere "va rivista". Ma non è questo il momento: "Non è questo il momento di mettersi a litigare sui potere.
Oggi dobbiamo uscire dalla pandemia, l'unico nemico è il Coronavirus", afferma. Il virus tra i banchi corre poco. Il problema della scuola è tutto quello che c'è attorno: le attività collaterali, i mezzi pubblici sovraffollati, i contagi in famiglia.
La soluzione, per far rientrare tutti in presenza è agire intanto su due punti
Da un lato rafforzare il sistema sanitario nazionale, le Asl, i tracciamenti, fare scorta di test rapidi; dall'altro alleggerire i trasporti, scaglionare meglio gli orari, dove serve.
Fatto questo, sostiene Azzolina, "non c'è motivo di ridurre la didattica in presenza", anche perché, rivendica, "il diritto all'istruzione non è inferiore agli altri". Solo che, dopo anni di tagli, per capirlo servirà un "salto culturale".
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