Conte e le sue "liste per la spesa”
Se in un primo momento, il premier costantemente in onda e in prima linea contro la pandemia ha in qualche modo ricevuto consensi dal popolo, intenerito dinnanzi anche alla commozione del Presidente del Csm, in diretta Tv mentre si parla delle prime vittime Covid, dopo l’ennesimo decreto che, ancora promette, ma nulla giunge nelle tasche degli italiani, se non briciole, la sua figura incomincia a vacillare e ad apparire agli occhi dei “più”, sempre meno credibile.
Facciamo qualche passo in dietro.
È il 30 gennaio quando l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara il focolaio di COVID-19, un’emergenza di sanità pubblica e di rilevanza internazionale. La risposta delle istituzioni politiche è immediata, introducendo una serie di provvedimenti che di lì a poco cambieranno profondamente il nostro stile di vita. L’11 marzo l’OMS, vista l’estensione del contagio a livello globale, dichiara lo stato di pandemia. Lo stesso giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con un d.P.C.m. impone misure di quarantena obbligatoria a tutto il territorio nazionale: l’Italia intera diviene “zona rossa”.
Nello spazio di centoundici giorni (ad oggi 4 giugno)
Termini e professioni finora scarsamente diffusi entrano in pieno nel nostro linguaggio quotidiano: da “virologo” ad “epidemiologo”, “assembramenti”, “pandemia”, “Ro”, “Mes”…. E chi più ne ha più ne metta, fino ai “lockdown” che popolano i talk show, le pagine di giornali cartacei ed online, i telegiornali ed affollano i social media. Per non parlare poi del termine “congiunti” che ha letteralmente mandato nel panico milioni di italiani mentre l’altra mezza Italia rideva e i giuristi si sono ritrovati coi capelli dritti in testa. Insomma, indubbiamente in circa quattro mesi di pandemia abbiamo imparato nuovi termini, ma soprattutto in molti hanno riscoperto la “fame” nel vero senso della parola.
Impossibile dimenticare le parole di un operaio: «O muoio di Coronavirus, o muoio per fame».
Ciò che resta infatti di questa grande pandemia tricolore, sono i tantissimi decreti emanati. Una sorta di enciclopedia del vivere e delle abitudini che abbiamo dovuto cambiare ed adottare e che soddisferanno sicuramente gli storici del quarto millennio quando si chiederanno come si viveva a inizio del terzo. Beh troveranno in questi documenti una summa che esaudirà e quasi esaurirà le loro curiosità. Sono dei testi meravigliosi, dove emerge il disciplinamento di buona parte delle nostre giornate, in casa propria, per strada, nei luoghi di lavoro e di ricreazione, nelle scuole, nei negozi, nei ristoranti e nelle mense, nei parchi pubblici e nel modo di sedere e di salire e scendere dai mezzi di trasporto, fino a come lavarsi accuratamente le mani.
Leggiamo di divieti di spostamento, di obblighi di distanziamento, di modalità di comportamento super-dettagliate perfino sul modo di starnutire, soffiarsi il naso, collocare le mascherine tra il mento e il naso. Le occasioni di socialità come nei ritrovi amicali nelle case, nei servizi funebri, nelle cerimonie religiose e nei raduni in luoghi pubblici o aperti al pubblico sono oggetto di minutissima regolamentazione. E ancora le attività industriali, commerciali e professionali sono distinte in categorie dettagliatissime, dagli estetisti e parrucchieri ai lavoratori negli iper-mercati e nelle fabbriche. Insomma dei veri capolavori.
Le cose però si complicano nel momento in cui invece si arriva a cercare di risolvere in maniera concreta e con “aiuti” sostanziali un ‘Italia alla deriva perché “Conte promette ma i soldi non arrivano”. Cassa integrazione e Bonus di ogni genere per non parlare del Reddito di Emergenza.
Una lunga “lista della spesa”
Per ogni conferenza stampa che però ad oggi ancora non trova riscontro nelle tasche degli italiani. Basta pensare che quasi l'80% dei lavoratori non hanno visto ancora l'assegno di marzo della cassa integrazione e che dei 400 miliardi di liquidità previsti dal decreto di inizio aprile sono stati erogati effettivamente poco più di 150 milioni di euro. Garanzie virtuali e “spot” che hanno riempito e riempiono le nostre giornate mentre mandiamo in tilt il sito dell’Inps, la corsa per accaparrarsi l’ultimo bonus istituito. Fino a giungere al Decreto Rilancio e alle sue falle e contraddizioni.
Le insoddisfazioni
Dall’insoddisfazioni dei sindaci che parlano di briciole ai Comuni e che sono ancora in attesa di fondi per compensare le mancate entrate a causa del lockdown, a quelle dei professionisti esclusi dagli aiuti a fondo perduto. Stessa storia per i lavoratori stagionali anche loro di nuovo esclusi dal bonus 600 e ancora le famiglie, i bonus baby sytter, colf, badanti e l’incertezza della compatibilità tra Reddito di Emergenza e Reddito di Cittadinanza.
Ce ne è per tutti
Quello che emerge e che fa ancora più paura, è che si continua a praticare il “rovescio delle responsabilità” del governo centrale sulle regioni, al quale a quanto pare, si oppone soltanto il presidente “sceriffo” della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che, seppur con espressioni a volte sibilline e da talk show, ventila però la prospettiva di una patrimoniale sui risparmi degli italiani.
Altro aspetto ancora più drammatico che si avvalora riguarda la totale mancanza di un metodo di governo, di una strategia per la ripresa, di un’idea di futuro reale per il nostro “martoriato” stivale, di una visione “macroeconomica” delle misure, che risultano ancora frammentarie, dispersive, inattuabili e meramente assistenzialistiche, in quanto non accompagnate da investimenti significativi.
Il nuovo capolavoro legislativo del duo Conte-Gualtieri
Si presenta come un cumulo di norme e di rimandi legislativi manchevole di una visione unitaria e soprattutto di aiuti e risposte concrete. In poche parole, un tentativo mal riuscito di accontentare tutti, con mance, elargizioni, ma niente di risolutivo per il futuro, almeno al momento. Nel frattempo però, nell’ultima conferenza stampa, Conte prova nuovamente a blindarsi e a cercare consensi attraverso la “sponsorizzazione” dell’accelerazione del piano per il Sud presentato a Febbraio e interrotto per l’emergenza Covid, dove si prevedono incentivi e prelievo fiscale più basso nei suddetti territori. Perché come dichiarato dal premier: «Il Sud con le sue bellezza e il suo turismo alimenterà anche il Nord». Staremo a vedere.
(di Nunzia D'Aniello)
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