La Puglia diventa la prima regione in Italia ad avviare la produzione di Dpi, dispositivi di protezione individuale – mascherine chirurgiche, mascherine FFP2 e FFP3 anche con valvola, camici, calzari, tute, copricapo – in uno stabilimento di sua proprietà, vale a dire l'ex Ciapi di Bari in via Corigliano, nella sede che fino a pochi mesi fa ospitava alcuni uffici regionali.
La fabbrica, la prima pubblica in Italia, sarà in grado di produrre a regime 30 milioni all'anno di mascherine chirurgiche, 15 milioni di FFP2 e 15 milioni di FFP3. Queste ultime con valvola costeranno 0,27 centesimi l'una; mentre per le mascherine FFP2 il costo sarà di 0,16 euro.
"La missione dello stabilimento produttivo – ha spiegato la Regione – è quella di fornire Dpi, senza sostituirsi alle aziende private, per mantenere in sicurezza il sistema sanitario, le aziende strategiche e il sistema di protezione civile regionale, anche in caso di penuria di mercato".
Coronavirus, nuova ordinanza del governo: “Si a distanziamento e obbligo mascherina anche sui treni”
“È giusto che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora. Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela. Per questo ho firmato un’ordinanza che ribadisce che in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto. E’ e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l’obbligo delle mascherine”.
Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha di fatto messo fine alle polemiche scoppiate ieri dopo l’annuncio di Trenitalia e Italo che avrebbero ripreso a viaggiare con i convogli dell’Alta Velocità pieni.
“Questi sono i due principi essenziali che, assieme al lavaggio frequente delle mani, dobbiamo conservare nella fase di convivenza con il virus”, ha concluso Speranza, che ha così accolto i dubbi degli esperti che avevano definito “preoccupante” la fine del distanziamento tra i passeggeri.
“Tornare alle misure precedenti”
Già questa mattina la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, aveva inviato una lettera alle compagnie per “tornare alle misure precedenti”. Da ieri, infatti, sui treni Italo e sui Frecciarossa e Frecciargento di Trenitalia e sulle lunghe percorrenze si sarebbe potuto viaggiare anche vicini, indossando la mascherina.
Questo perché si sarebbero realizzate le condizioni poste dal Dpcm del 14 luglio. Queste permettono di attuare le deroghe al distanziamento previste nelle linee guida del ministero sui Trasporti.
Ovvero: la misurazione della temperatura dei viaggiatori prima di salire, l’autodichiarazione dei passeggeri con la quale certifichino di non aver avuto contatti con persone contagiate dal Covid, né sintomi influenzali, l’obbligo della mascherina con la sostituzione dopo 4 ore.
Le perplessità
Sin da subito, tuttavia, sono state espresse perplessità soprattutto dal Comitato tecnico scientifico, che si è detto “preoccupato” per questa decisione. In un momento delicato, in cui la curva dei contagi sta lentamente risalendo nel nostro Paese e l’indice Rt ha superato la soglia di guardia di 1 in ben 8 regioni.
Tra i primi ad esprimere parere contrario sulla questione c’è stato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore della Sanità e membro del Comitato tecnico scientifico. “Stupisce un po’, per non dire che sconcerta, la decisione assunta di porre fine al distanziamento sui treni.
Il Comitato tecnico scientifico non è mai stato investito del problema. E non posso non dire che questa decisione desta preoccupazione e perplessità. n un momento in cui i nuovi casi di Covid-19 stanno crescendo, come mostrano i dati. C’è il rischio concreto che i viaggi in treno possano contribuire alla ripresa dell’andamento epidemico” ha detto all’Adnkronos Salute. Ha aggiunto: “Credo che su questo tema vada aperta una riflessione”. Fonte: Fanpage
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