Muore a distanza di giorni da un'operazione che le avrebbe consentito di ridurre lo stomaco e di realizzare un sogno che cullava da anni: quello di dimagrire. Maria Palma Montinaro, 56 anni, residente a Pisignano (frazione di Vernole), però, non superò i postumi dell'intervento e morì giorni dopo: subentrarono, infatti, una peritonite e uno schock settico. E ora un medico in servizio presso l'ospedale Vito Fazzi di Lecce dovrà rispondere di omicidio colposo per le conseguenze nefaste dell'operazione eseguita in laparoscopia.

Maria Palma Montinaro non ce l'ha fatta

Solo poche ore prima di entrare in ospedale, la donna aveva mandato un messaggio su una chat di amici scrivendo "Vi voglio bene". A disporre il rinvio a giudizio è stato il giudice per l'udienza preliminare Angelo Zizzari che ha accolto gli esiti dell'indagine coordinata dalla pm Giorgia Villa e che si è avvalsa di una consulenza a firma del medico legale Alberto Tortorella e del professore Nicola Palasciano.

Erano stati il marito, dipendente di una ditta che lavora proprio in ospedale, insieme ai due figli Francesco e Azzurra. L'intervento era stato programmato da tempo. E mercoledì 23 giugno 2021, Maria è ricoverata presso il reparto di Chirurgia Oncologica per un bypass gastrico programmato dopo una serie di visite con un medico specialista. Lo stesso che prende in consegna la donna.

Dopo una serie di esami e valutato il quadro clinico, il medico ritiene i valori nella norma e di eseguire l'intervento con bypass non potendo più procedere, a suo dire, con la tecnica sliver. Giovedì 24 giugno Maria finisce sotto i ferri. "L'intervento è andato bene" rassicura il medico una volta uscito dalla sala operatoria. Il giorno dopo, però, sopraggiungono i primi dolori addominali e decimi di febbre "normali - secondo il medico - dopo un intervento chirurgico". La situazione, però, precipita. Lunedì 28 giugno la donna accusa un arresto cardiaco che non le lascia scampo. Dalle risultanze investigative vi sarebbe stato un errore tecnico. E' consistito nella "perforazione viscerale, con alta probabilità causata dall'estremità della suturatrice meccanica, fatta passare dal basso verso l'alto". Questo con una serie di conseguenze tra cui una peritonite diffusa e uno shock settico.

I familiari, difesi dagli avvocati Cristian Mulino e Luigi Rella, si sono costituiti parte civile mentre l'Asl è citata in giudizio come responsabile civile. Il processo partirà ad ottobre davanti alla giudice monocratica Elena Coppola quando l'imputato, assistito dall'avvocato Stefano Prontera, potrà dimostrare la correttezza del proprio operato.

La tragica morte di Maria Palma Montinaro, avvenuta a seguito di un'operazione di riduzione dello stomaco, ha scosso profondamente la comunità di Pisignano, nella provincia di Lecce. La donna, che da tempo sognava di dimagrire, non è riuscita a superare i postumi dell'intervento, venendo colpita da una peritonite e uno shock settico. La responsabilità di quanto accaduto è ora attribuita a un medico dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Questi dovrà rispondere dell'accusa di omicidio colposo per le gravi conseguenze causate dall'operazione eseguita in laparoscopia.

Le circostanze che hanno preceduto la tragedia sono state oggetto di indagine e la decisione di rinviare a giudizio il medico è stata presa dal giudice per l'udienza preliminare Angelo Zizzari. L'inchiesta, coordinata dalla procuratrice Giorgia Villa, si è avvalsa delle consulenze del medico legale Alberto Tortorella e del professor Nicola Palasciano. La famiglia della vittima, composta dal marito e dai due figli, si è costituita parte civile. Mentre l'Azienda Sanitaria Locale (ASL) è stata citata in giudizio come responsabile civile.

Il triste episodio ha suscitato grande commozione e preoccupazione nella comunità locale. Prima di essere ricoverata in ospedale, Maria Palma Montinaro aveva inviato un messaggio ai suoi amici, lasciando trasparire il suo affetto per loro. Le circostanze che hanno portato alla sua morte sono analizzate attentamente dagli inquirenti, i quali hanno evidenziato un presunto errore tecnico durante l'intervento chirurgico. Si ipotizza una perforazione viscerale causata dall'estremità della suturatrice meccanica, che ha determinato una peritonite diffusa e uno shock settico, eventi fatali per la paziente.

Il processo, che avrà inizio ad ottobre davanti alla giudice monocratica Elena Coppola, sarà un'opportunità per l'imputato di dimostrare la correttezza delle sue azioni, assistito dall'avvocato Stefano Prontera. Nel frattempo, la comunità di Pisignano e i familiari della vittima cercano giustizia e risposte. Auspicano che questo triste episodio porti ad una maggiore attenzione sulla sicurezza e la qualità delle procedure mediche.

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