Baby rapinatore ucciso a Napoli. All'esterno della casa di Luigi Caiafa, la gente va e viene. All'interno del basso dove abitava, a pochi passi dal Duomo di Napoli, suo padre Ciro chiede giustizia.
Accanto a lui c'è Vincenzo Russo, il padre di Ugo, 16enne ucciso a Napoli da un colpo di pistola sparato da un carabiniere a marzo, su cui ancora si indaga.
"Voglio giustizia, non si può morire così a 17 anni", ripete Ciro Caiafa, ancora scosso, incredulo. Suo figlio, che aveva dei precedenti con la giustizia, stava cercando di cambiare vita, spiega ai cronisti.
Si trovava nel regime di messa alla prova e stava imparando il mestiere di pizzaiolo in un locale poco distante da casa. La sera prima aveva finito di lavorare verso le 23.30. Poi le sue tracce si perdono diventando comunicati della questura e articoli di giornale.
Dalle prime ricostruzioni
Il baby rapinatore, Luigi era a bordo di un motorino insieme a un suo amico, Ciro De Tommaso, figlio di Genny a' Carogna, ex capo ultrà del Napoli, oggi collaboratore di giustizia.
Quello che accade tra il momento in cui il 17enne lascia la pizzeria e le 8 del mattino, quando i genitori scoprono della sua morte, è al centro di un'indagine complessa.
Perché Luigi è morto colpito da un proiettile sparato dalla pistola di un poliziotto, che sarebbe intervenuto per sventare una rapina. A compierla, in un tentativo andato male grazie all'intervento di un agente di polizia, secondo gli investigatori, sarebbero stati proprio Ciro e Luigi.
Il 18enne ora si trova in arresto
Mentre del baby rapinatore Luigi resta solo il ricordo del padre. "L'ho saputo grazie a dei ragazzi", spiega il padre di Luigi mentre, con gli occhi lucidi, racconta di come alcuni amici abbiano notato il motorino di Ciro De Tommaso fuori la questura, con alcune macchie di sangue.
"Noi siamo andati alle 8 fuori la questura, un poliziotto ha fatto salire mia moglie ha detto tuo figlio qua non c'è sta all'obitorio vai all'obitorio".
Tuttavia il padre di Luigi spiega di non conoscere il complice della rapina e di non sapere se il figlio conoscesse i ragazzi a bordo della mercedes, obiettivo, secondo la polizia, della rapina.
Il padre di Luigi Caiafa: "La pistola era un giocattolo"
Poi aggiunge un dettaglio, che può sembrare banale, quando gli si chiede se ci sia stato un conflitto a fuoco tra suo figlio, il complice e il poliziotto: "La pistola era giocattolo nessuno ha sparato.
Ha sparato solo la polizia" .Tutto quello che sa raccontare Ciro Caiafa è che Luigi voleva cambiare vita, andare fuori Napoli con la fidanzata con cui avrebbe fatto un figlio.
Vuole giustizia, lo ripete più volte, prima di chiedere ai cronisti di lasciarlo con il suo dolore. Lo stesso dolore che prova troppe volte una città in cui diventare uomini, per molti ragazzi, sembra un traguardo sempre più irraggiungibile.(Fanpage)
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