Filippo Turetta, la lettera ai genitori: «Non merito perdono, rinnegatemi»
Dopo l'arresto in Germania per l'omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, il 22enne scrive alla famiglia: «Invecchierò in carcere»
Filippo Turetta, 22enne studente accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata, ha scritto una lettera ai genitori poco dopo il suo arresto avvenuto in Germania l'11 novembre 2023.
Il processo per il femminicidio è iniziato il 23 settembre e si svolgerà in modo rapido, grazie alla scelta del rito immediato da parte della difesa.
Turetta non nomina mai la vittima, Giulia Cecchettin, ma la sua assenza di riferimento indica un tentativo di distacco dalla tragedia che ha colpito entrambi i lati.
La lettera ai genitori: un grido di aiuto e di pentimento
Nella lettera pubblicata dal Corriere della Sera, Turetta esprime sentimenti di colpa e disperazione. Inizia descrivendo la sua detenzione nel carcere di Halle, in Germania, e racconta i momenti che hanno preceduto il suo arresto, incluso il tentativo di suicidio. Scrive: «Non sono cattivo, ma non merito perdono. Così ho provato a suicidarmi, ma non ce l'ho fatta». Le sue parole rivelano un profondo senso di impotenza e paura, accentuato dalla notorietà del suo caso: «Ho paura di tornare in Italia... non immaginavo che tutto questo sarebbe diventato così famoso».
Riflessioni sulla vita in carcere e la perdita di libertà
Turetta ammette di meritarci la punizione che sta affrontando: «Vivrò tutta la mia intera vita in carcere adesso». Nella lettera, esprime il rammarico per le opportunità perdute e il dolore che ha causato a chi lo circonda. «Trascorrerò... la maggior parte della mia vita in una piccola stanza da solo. La solitudine e la tristezza prevarranno sulle mie giornate». Il 22enne evidenzia anche il dolore di perdere i contatti con i suoi amici: «Non li rivedrò mai più e loro non vorranno più vedermi».
Il rimorso e la ricerca di comprensione
«Mi dispiace tanto. Non volevo, non so perché l'ho fatto», scrive, mostrando un desiderio di comprendere le sue azioni. La lettera rivela un conflitto interiore tra la sua percezione di sé e l'orrore delle sue azioni. Pur affermando di non essere una persona cattiva, riconosce la gravità delle sue azioni e la mancanza di scuse: «Non esiste perdono o qualcosa del genere per questo e io non lo voglio, non lo merito».
Il processo: responsabilità e giustizia
Durante l'apertura del processo, il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha chiarito che l'udienza si concentrerà sulle responsabilità individuali di Turetta, piuttosto che sul femminicidio in generale. L'assenza dell'imputato ha spostato l'attenzione su Gino Cecchettin, padre della vittima, che ha espresso la sua attesa per una «sentenza giusta» e ha confermato la sua fiducia nella giustizia.
L'avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, ha promesso che il suo cliente verrà ascoltato in aula nelle prossime udienze, previste tra il 25 e il 28 ottobre. Il processo si concluderà il 3 dicembre con la sentenza. Il legale di Elena Cecchettin ha già annunciato che Gino Cecchettin chiederà un risarcimento di un milione di euro.
Una tragica storia di perdite e conseguenze
La lettera di Filippo Turetta rappresenta non solo un grido di aiuto e una ricerca di perdono, ma anche una riflessione profonda su come una singola azione possa stravolgere la vita di molte persone. La comunità attende ora con ansia l'esito del processo, consapevole che la giustizia deve essere servita in questo tragico caso di femminicidio.