Dottoressa aggredita con calci e pugni al Pronto Soccorso di Nocera: violenza senza fine
L'Asl: "Non si può restare in silenzio". Le norme che tutelano il personale sanitario
Le aggressioni contro il personale sanitario sono un problema crescente in Italia. Da attacchi verbali a violenze fisiche, i professionisti del settore sanitario sono sempre più esposti a comportamenti inaccettabili da parte di pazienti o loro familiari.
Questo fenomeno sta raggiungendo livelli preoccupanti, come dimostrano i recenti episodi di violenza registrati in diverse città italiane. Le leggi attualmente in vigore cercano di proteggere medici e infermieri, ma non sembrano sufficienti per arginare il problema.
Violenza nei Pronto Soccorso: dottoressa aggredita a Nocera
Uno degli ultimi episodi di violenza contro il personale sanitario si è verificato il 13 settembre presso l’ospedale Umberto I di Nocera. Una dottoressa del pronto soccorso è stata aggredita da due persone, che l'hanno colpita con calci e pugni.
Questo ennesimo atto di violenza si inserisce in un contesto preoccupante che vede medici e infermieri esposti a gravi rischi mentre svolgono il proprio lavoro. Lo stesso giorno, un altro episodio si è verificato alla Casa della Salute di Monterosso, dove un giovane, in preda alla rabbia per non aver ottenuto la prescrizione di un farmaco, ha aggredito un medico e frantumato una porta di vetro.
Episodi di violenza in aumento in tutta Italia
Questi fatti non sono isolati. Solo pochi giorni prima, il 9 settembre, il personale del 118 di Ponticelli, a Napoli, è stato minacciato da un paziente con problemi respiratori e dal parente di una donna affetta da astenia. In un episodio simile, due persone hanno insultato gli infermieri, accusandoli di essere inutili e pretendendo la presenza di un medico. Solo l'intervento dei parenti ha evitato lo scontro fisico, consentendo all’equipaggio di mettersi in sicurezza. Questo tipo di aggressioni è solo la punta dell’iceberg di una problematica che affligge l'intero sistema sanitario italiano.
Minacce e aggressioni al Policlinico di Foggia
Un altro episodio gravissimo è avvenuto presso il Policlinico Riuniti di Foggia, dove, il 5 settembre, i familiari di una giovane deceduta in sala operatoria hanno cercato di sfondare la porta dietro la quale medici e infermieri si erano barricati. In seguito a questo evento, la Procura ha aperto un’indagine per fare luce sulla vicenda. Solo pochi giorni dopo, nello stesso ospedale, tre infermieri sono stati aggrediti fisicamente da un giovane con problemi di ansia. Il ragazzo, 18 anni, è stato arrestato in flagranza di reato.
Le misure di tutela del personale sanitario
Per arginare questa escalation di violenza, il governo italiano ha adottato diverse misure legislative. Dal 2020, con la legge numero 113, le pene per chi commette aggressioni contro il personale sanitario sono state inasprite. Le lesioni personali causate a medici e infermieri nell'esercizio delle loro funzioni sono punite con pene che vanno dai due ai cinque anni, fino a raggiungere i sedici anni per lesioni gravissime. Inoltre, nel 2022 è stato istituito un Osservatorio nazionale per monitorare gli episodi di violenza contro il personale sanitario.
Nonostante queste normative, la violenza contro medici e infermieri continua a rappresentare una piaga diffusa. I sindacati del settore, come la FIMMG e Anaao-Assomed, hanno più volte sollecitato un confronto sulle cause culturali e sociali alla base di questo fenomeno, chiedendo interventi più incisivi per garantire la sicurezza sul lavoro. Anche il Sindacato dei Medici Italiani (SMI) ha aderito a queste richieste, promuovendo manifestazioni e stati di agitazione per portare il problema all’attenzione del governo.
Il "daspo sanitario" e altre proposte legislative
Fratelli d'Italia ha recentemente avanzato una proposta di legge in Senato che prevede l'introduzione di un "daspo sanitario". Questa misura punirebbe gli aggressori con la sospensione dell'assistenza sanitaria gratuita per un periodo fino a tre anni, fatta eccezione per le cure urgenti e salvavita. Si tratta di un tentativo di dissuadere chi commette violenze contro il personale sanitario, ma resta da vedere se questo sarà sufficiente per ridurre il fenomeno.
La situazione resta critica e richiede una risposta decisa non solo da parte delle istituzioni, ma anche da parte della società nel suo insieme. Medici e infermieri non possono continuare a lavorare sotto la costante minaccia di violenza, ed è fondamentale che vengano adottate misure più efficaci per garantire la loro sicurezza e proteggere la loro dignità professionale.