Coronavirus, in Grecia pochi morti e contagi. Ecco perché.
Atene ha imposto il distanziamento sociale giorni prima di registrare la prima vittima. Il risultato è in 163 contagi per milione di abitanti contro i 1400 dell’Austria o del Belgio. Sulla carta, a fine febbraio, la Grecia si presentava come la vittima ideale della pandemia: il suo sistema sanitario è azzoppato da un decennio di tagli selvaggi e le abitudini sociali portano a vivere all’aperto, in contatto tra sconosciuti. L’ambiente ideale per diffondere un virus. Il risultato sembrava essere un inevitabile alto tasso di infezioni, con conseguente rapida saturazione della capacità di risposta ospedaliera e, infine, una tragica, altissima, mortalità. Invece, tra i Paesi colpiti, la Grecia sembra essere uno di quelli che ha reagito meglio. Perché? Forse il merito è da cercare nella stima verso l’Italia. Le parole del Primo Ministro Il primo ministro Kyriakos Mitsotaki è stato prudente e soprattutto modesto. «Il ritmo di diffusione del virus è relativamente incoraggiante» ha detto alla Cnn. Per una volta la Grecia sta dando lezione ai primi della classe del Nord Europa. A ieri le vittime da Covid-19 erano 81 e i contagiati 1832. In rapporto alla popolazione si tratta di una percentuale molto bassa. In Olanda ci sono 1122 infetti ogni milione di abitanti, in Germania 1200, in Austria 1400, in Belgio 1447, in Grecia appena 163. I preziosi giorni di vantaggio Il primo caso di Covid-19 nella repubblica ellenica è emerso il 27 febbraio, sei giorni dopo il primo caso italiano. Ma invece di aspettare di avere le prime vittime, Atene ha adottato una risposta «all’italiana» con la chiusura delle scuole e la proibizione delle manifestazioni pubbliche. Una reazione che ha anticipato quel distanziamento sociale che poi hanno adottato praticamente tutti gli altri Paesi quando però il numero dei contagi era troppo alto per essere arginato. «Le nostre scuole – ha ricordato il premier Mitsotakis – hanno chiuso prima che avessimo la prima vittima. Nella maggior parte degli altri Paesi ciò è avvenuto una o addirittura due settimane dopo, quando ormai piangevano dozzine di vittime». Ogni riferimento alla Gran Bretagna di Boris Johnson è puramente casuale. La risposta di un ricercatore Un ricercatore dell’Imperial College di origine greca, Filippos Filippidis, ha dato la sua spiegazione al sito Greek Reporter: «La Grecia è stata, in un certo senso fortunata ad assistere al dramma mentre avveniva in un Paese, l’Italia, che Atene sente vicino, simile e familiare. L’Europa non ha preso sul serio il caso cinese perché “troppo lontano” e “troppo differente”. Invece, per tutti i greci, l’Italia era impossibile da sottovalutare. Così il governo ha reagito in fretta e più efficacemente della maggioranza dei partner europei». Anche la fortuna, quella vera, ha dato una mano. Un possibile focolaio portato da pellegrini di ritorno dal Medio Oriente è stato bloccato in tempo, mettendo in quarantena l’intero traghetto, ma il principale merito va ai greci stessi che, senza vedere la gente morire attorno a sé, hanno saputo rispettare le norme di comportamento imposte dal governo. “Resistere sino a dopo Pasqua” A Patrasso, riferisce Al Jazeera, è avvenuta l’unica vera violazione del lockdown per la sfilata di Carnevale in costumi secenteschi, ma erano i primi giorni di isolamento ed evidentemente il virus non era ancora arrivato. Tra gli osservatori c’è anche chi sminuisce il merito e sostiene che il contenimento del contagio è stato più semplice anche a causa della scarsa densità della popolazione greca. In realtà, però, ad Atene e nelle altre grandi città, la gente si affolla nei bar e tra i tavolini all’aperto come e forse più che in qualsiasi altra città europea. Fonte: Corriere Leggi anche Coronavirus, fine lock down: Wuhan riapre. "65mila persone in partenza, scattata la fuga dalla città" Seguici su Facebook 41esimoparallelo