La giovane vittima di uno stupro a Palermo avvenuto lo scorso 7 luglio ha deciso di condividere la sua storia attraverso una diretta sui social media e una lettera indirizzata a Giuseppe Brindisi, conduttore del programma "Zona Bianca" trasmesso su Rete Quattro. I sette ragazzi accusati dell'aggressione sessuale di gruppo si trovano attualmente in carcere, incluso il minorenne coinvolto.

La giovane ha anche raccontato agli inquirenti di essere stata aggredita un mese prima dell'orrore subito il 7 luglio da parte di altri due uomini. Questo episodio precedente è stato segnalato ai carabinieri lo scorso luglio, subito dopo l'aggressione di gruppo. Nel primo episodio, avvenuto all'inizio di giugno, la ragazza sarebbe stata attaccata da due individui nella zona del teatro Politeama, nel centro città.

Tuttavia, la giovane è riuscita a respingere gli aggressori utilizzando uno spray al peperoncino, costringendoli a fuggire. Uno dei due aggressori aveva circa 40 anni, mentre l'altro era più giovane, intorno ai 20 anni. Questo coraggioso atto le ha permesso di evitare un ulteriore trauma prima del tragico stupro di Palermo.

La ragazza

Ha ammesso di sentirsi sovrastata dalla pressione mediatica e ha dichiarato di non voler parlare con nessuno, né in privato, dato che non le è permesso farlo. Questo peso emotivo è ulteriormente complicato dalla sua difficile situazione familiare, avendo perso la madre quando era ancora giovane e con un padre assente.

Durante la diretta sui social, la giovane ha anche rivelato di aver partecipato in passato a un casting per diventare modella, ma per motivi familiari non è riuscita a seguirlo. Questa esperienza è stata un sogno che non è riuscita a realizzare. La sua storia è un tragico esempio di quanto le vittime di violenza debbano affrontare difficoltà immense nella loro ricerca di giustizia e guarigione.

Stupro Palermo, la lettera della vittima:

"Devo andare avanti per mia madre. Non siamo noi sbagliate, sono sbagliati certi uomini che vedono la donna come un oggetto sessuale e non come un essere pieno di emozioni, sentimenti e vita alle spalle".

"Molte donne hanno paura di denunciare per vergogna, non dobbiamo essere noi a vergognarci ma chi osa sfiorarci senza il nostro consenso. Ho letto di ragazze che dopo quello che è successo a me non vogliono più uscire... ma perché privarci di uscire? Perché noi? Sono le bestie che si dovrebbero essere private. Perché lasciarmi condizionare l'esistenza così tanto da persone che vogliono solo questo?".

"Non sto sempre bene nonostante ci siano momenti in cui cerco di risollevarmi pensando al futuro. Purtroppo ho affrontato una vita non facile, ma devo andare avanti, voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso", scrive ancora la giovane.

E ancora scrive:

"A volte ci si spaventa per ripercussioni da parte di parenti e amici degli stupratori come è successo a me, che sono stata inondata di minacce. Se ci fosse una protezione completa molte più donne sarebbero disposte a denunciare. Mi dispiace dirlo ma non è sempre così", aggiunge la 19enne, che da qualche giorno vive in una comunità protetta, dopo aver subito intimidazioni sui social.

"Ci sono donne che dopo aver denunciato vengono uccise o sfregiate e di certo nessuno vuole rischiare tutto ciò - prosegue la lettera -. Se ci fosse più tutela e una legge più incisiva, gli uomini stessi ci penserebbero due volte prima di fare una cosa simile. Molto spesso per loro è un semplice sfogo, ma se si parlasse di ergastolo o comunque di tanti di anni di carcere, ci penserebbero due volte anzi 20 prima di toccare una donna. Poi resterebbero solo i maniaci che purtroppo essendo malati manco gli importa della pena".

"Ho sentito parlare di rieducazione per gli stupratori - conclude - ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza? Ora, se qualcuno provasse a toccarmi, io piangerei. Non sono più capace di interagire con un uomo in tal senso".

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