TORINO. Le condizioni dei penitenziari italiani sono giunte a un punto di collasso, come dimostra il recente caso di Susan John, una detenuta di 43 anni reclusa a Torino. Susan aveva iniziato uno sciopero della fame il 22 luglio scorso, appena arrivata nel penitenziario, in segno di protesta contro la sua condanna. Condannata in un processo in Sicilia, e la sua pena era prevista fino al mese di ottobre 2030.

Nonostante i tentativi del personale carcerario e dei medici di convincerla a mangiare e bere, Susan ha continuato il suo sciopero della fame e ha respinto qualsiasi tipo di terapia. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe) ha reso noto che non sono state di alcun aiuto le sollecitazioni a nutrirsi da parte del personale e dei medici. Purtroppo, la situazione è giunta a un tragico epilogo, con la morte di Susan.

Torino detenuta muore - La donna

Sempre dichiarata innocente e aveva intrapreso lo sciopero della fame come forma di protesta. Questo caso mette in evidenza le condizioni critiche dei penitenziari italiani, dove la sovraffollamento, le condizioni di vita precarie e la mancanza di assistenza adeguata possono portare a situazioni estreme come questa.

La garante comunale per i diritti dei detenuti a Torino, Monica Cristina Gallo, ha espresso il suo rammarico per il fatto che nessuna segnalazione fosse stata fatta riguardo al caso di Susan, nonostante i contatti regolari con il carcere. Ha sottolineato l'importanza di scambiare informazioni in modo preventivo per cercare di prevenire tragedie come questa e salvare vite umane.

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