ELEZIONI 2022. L'economia italiana evidenzia "chiaramente un rallentamento, ma non ci sono sintomi di una recessione". Lo ha detto Mario Draghi, sottolineando che per l'anno prossimo si prevede una mezza recessione e che "non c'è motivo che ci si discosti se la crescita è accompagnata dall'equilibrio dei conti". Per il presidente del Consiglio, "le risorse ci sono. Quello che conta è che le riforme continuino, perché è quello l'ambiente favorevole per la crescita. La crescita non è prodotta dai governi, ma dagli italiani". E sulla questione di un secondo mandato a Palazzo Chigi: "No, non sono disponibile".

Elezioni 2022 - "Sul Pnrr ormai è tutto bandito, resta poco da rivedere"

La specifica questione se rivedere o meno il Pnrr "è tema di campagna elettorale, lo lascio un po' da parte", ha affermato il premier. "Ma cerchiamo di capire: si può rivedere ciò che non è stato bandito, e siccome è stato quasi tutto bandito, c'è poco da rivedere. Se ci sono progetti che possono essere sostituiti con altri, non credo sia un problema. Ma affronterei la questione non come fatto ideologico ma pragmatico. Da quando il Pnrr ci è stato dato è cambiato tutto, ciononostante molti progetti sono andati avanti". Draghi rincara poi la dose: "Non riesco a capire come possa diventare una questione così dirimente per il futuro politico del Paese, ma sapete mi mancano un po' alcune percezioni. Quello che è stato fatto è stato fatto, non c'è grande possibilità da fare. Bisogna guardare".

"Bonus da 150 euro a redditi fino a 20mila euro"

"Prevediamo un contributo sociale di 150 euro per 22 milioni di italiani che guadagnano meno di ventimila euro", ha dichiarato ancora l'ex numero uno della Bce. Ribadendo di non prevedere alcuno scostamento di bilancio, ha poi aggiunto: "Siamo a quota 31 miliardi di euro, che sembra rispondere alla richiesta di scostamento a meno che non si voglia chiedere uno scostamento ogni mese".

Elezioni 2022 - La sferzata al partito del "no" sulla delega fiscale

"C'era un accordo con tutte le forze politiche, cioè che la delega fiscale sarebbe stata votata il 7 settembre. Il governo si è impegnato a non scrivere i decreti delegati fino alla data delle elezioni. Il governo ha mantenuto la sua parola. Tutte le forze politiche, tranne una che non ha mantenuto la sua parola e non l'ha votata". In conferenza stampa è arrivata poi la sferzata di Draghi nei confronti di un partito, di cui non fa il nome. "La prima riflessione da fare è quindi che noi abbiamo cercato di fare il possibile. Non mantenere la parola data non è il metodo di questo governo, c'è una grossa differenza tra chi la mantiene e chi no. E non potete dire che la pensate come noi".(Tgcom24) Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it
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