REDDITO DI CITTADINANZA. Il Governo ha delineato il maxi emendamento con cui si ritocca la legge di Bilancio. Tra le proposte di modifica avanzate dai ministeri, spunta una nuova stretta al Reddito di cittadinanza: il sussidio nel 2023 verrà ulteriormente ridotto e verrà diminuita la platea che ne potrà usufruire.

Reddito di cittadinanza ridotto a 7 mesi

Il maxi emendamento alla manovra contiene anche una norma per ridurre ulteriormente l’erogazione del Reddito di cittadinanza da 8 a 7 mesi, per coloro che sono considerati occupabili. Con i soldi recuperati, il governo conta di risparmiare altri 200 milioni di euro che si andrebbero a sommare ai circa 750 milioni già stimati con il taglio di quattro mensilità.

Esonero contributi per chi assume

Viene aumentata da 6mila e 8mila euro la soglia massima per l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per i datori di lavoro che assumono con contratto a tempo indeterminato i beneficiari del Reddito di cittadinanza. Il periodo di assunzione deve andare dal primo gennaio al 31 dicembre.

Reddito di cittadinanza, chi rischia di perderlo

A partire dal 2023 anche chi rifiuterà una sola offerta di lavoro perderà il beneficio e sarà obbligatorio frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale (pena la decadenza del sussidio).

Il Reddito di cittadinanza non verrà tolto a tutti i percettori, ma solo a coloro che sono tenuti a sottoscrivere il patto per il lavoro, hanno meno di 60 anni e nel cui nucleo familiare non ci sono disabili, minorenni o persone con più di 60 anni.

Diverso il discorso per gli occupabili: a partire dal prossimo agosto, i percettori che nei restanti mesi del 2023 hanno già ricevuto sette mensilità si vedranno togliere il sussidio. Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio la stretta decisa dal governo Meloni potrebbe far perdere il beneficio al 38.5% dei nuclei familiari (e al 23% delle persone) che oggi lo ricevono. Si tratta di circa 400mila famiglie e oltre mezzo milione di individui.

Le altre novità

Novità sono attese anche per la perdita del sussidio: oltre all’ipotesi di decadenza del reddito di cittadinanza al primo rifiuto di una congrua offerta di lavoro, il governo starebbe valutando la possibilità di revoca anche ai giovani dai 18 ai 29 anni di età che non abbiano adempiuto alla formazione obbligatoria.

Rimarrebbe invariato, invece, l’importo dell’assegno nel caso in cui i percettori del reddito dovessero svolgere lavori a intermittenza o stagionali nel corso del nuovo anno: il limite della retribuzione aggiuntiva è fissato a 3.000 euro. (QuiFinanza)

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