Il cugino di Arcangelo Correra: “Abbiamo trovato l’arma sotto un’auto. Non pensavo fosse vera”
Emergono nuovi dettagli sulla confessione di Renato Caiafa, il 19enne arrestato dopo la tragica morte di Arcangelo Correra. Caiafa, difeso dall’avvocato Annalisa Recano, ha raccontato ai magistrati una dinamica che getta luce sull’accaduto.
Nel corso dell’interrogatorio davanti al pm Ciro Capasso, Renato Caiafa ha ammesso, tra le lacrime, di aver premuto il grilletto, seppur senza intenzione di uccidere. “Ho trovato la pistola sotto un’automobile parcheggiata. Abbiamo iniziato tutti a maneggiarla. In un attimo è partito un colpo, non ho capito più nulla. Sembrava un gioco, è diventato un incubo.”
La Dinamica dell’Incidente
Il drammatico episodio si è verificato nelle prime ore di sabato 9 novembre, intorno alle 5 del mattino, in via dei Tribunali, vicino piazzetta Sedil Capuano. Renato si trovava insieme al cugino Arcangelo Correra e a un altro parente di 17 anni. Dopo aver trovato l’arma e aver iniziato a maneggiarla, un colpo è partito accidentalmente, colpendo Arcangelo alla testa.
La Corsa in Ospedale
Dopo lo sparo, i due giovani hanno caricato il cugino ferito su uno scooter e sono corsi al pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini. Nonostante i tentativi disperati dei medici, Arcangelo è deceduto a causa di un’emorragia cerebrale provocata dal colpo di pistola.
L’Intervento delle Forze dell’Ordine
Caiafa si è recato spontaneamente in Questura, dove è stato arrestato per omicidio colposo e denunciato per il porto e la ricettazione dell’arma. La pistola, rivelatasi vera e funzionante, è stata sequestrata. Per Renato Caiafa è stato disposto il carcere in attesa delle indagini giudiziarie.
Il tragico episodio ha scosso l’intera comunità di Napoli, lasciando aperti interrogativi sulla facile reperibilità delle armi e sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione sui pericoli di gesti imprudenti.