Polizia
Due sono ancora latitanti

La polizia ha arrestato nove persone ritenute responsabili di un tentato omicidio avvenuto a Piazza Mercato, Napoli. Gli indagati, appartenenti a gruppi criminali giovanili, sono accusati di reati aggravati da modalità mafiose, tra cui porto e detenzione di armi e violenza privata. L'operazione segna un duro colpo alla criminalità organizzata giovanile che ha dato vita a una guerra tra baby boss.

Le accuse e l’operazione di polizia

Gli arrestati sono accusati di reati gravi, tra cui tentato omicidio, detenzione illegale di armi e intimidazioni aggravate dalle modalità mafiose. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, è stata eseguita nelle prime ore del mattino.

Durante le perquisizioni domiciliari, gli agenti hanno rinvenuto:

  • 7,3 grammi di cannabis, confezionati in 48 bustine e un involucro;
  • 363 grammi di cocaina, suddivisi in 100 involucri termosaldati e altre confezioni;
  • una somma di denaro contante, presumibilmente proveniente dallo spaccio di stupefacenti.

Due dei soggetti destinatari delle ordinanze non sono stati ancora rintracciati e sono attivamente ricercati.

Il contesto: la guerra tra baby boss

L’indagine è partita a seguito del tentato omicidio di Raffaele Frenna, avvenuto il 5 novembre 2023 a Piazza Mercato. Frenna, cugino di uno dei protagonisti della faida, è rimasto coinvolto nonostante fosse estraneo ai fatti.

La violenza è scaturita da una lite avvenuta in un locale di Posillipo, per motivi apparentemente futili. Da quel momento, la rivalità tra due gruppi criminali, uno dei Quartieri Spagnoli e l’altro delle “Case Nuove” in zona Piazza Mercato, è sfociata in una serie di intimidazioni armate e stese.

La spirale di violenza ha raggiunto il culmine con il tentato omicidio di Frenna, ferito in un agguato che rappresentava un atto di vendetta e intimidazione.

Droga e armi: i legami con la criminalità organizzata

Le indagini hanno evidenziato i legami tra questi gruppi giovanili e le attività tradizionali della camorra, come il traffico di droga e l’uso di armi per il controllo del territorio. Il ritrovamento di grandi quantità di cocaina e cannabis conferma che la guerra tra baby boss non si limita alla rivalità personale, ma si intreccia con la gestione degli affari illeciti.

La risposta delle autorità

Le forze dell’ordine hanno intensificato le operazioni contro la criminalità organizzata giovanile. L’arresto di nove persone rappresenta un passo importante, ma la ricerca dei due latitanti evidenzia la complessità del fenomeno.

Le autorità, inoltre, sottolineano la necessità di contrastare non solo i reati violenti, ma anche il contesto sociale che favorisce il reclutamento di giovani nei clan.

L’operazione dimostra l’impegno delle istituzioni nella lotta contro la criminalità organizzata giovanile. Tuttavia, la guerra tra baby boss evidenzia la pericolosità di un fenomeno che coinvolge sempre più giovani in dinamiche criminali e violente.

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