In Italia ci sono ancora persone che rischiano il carcere per della marijuana. Ma no, non parliamo di spacciatori. Parliamo di gente comune, come Walter De Benedetto.
Parliamo di migliaia di uomini e donne, giovani o meno, che coltivano cannabis per curarsi. Si, per curarsi. Per loro, la profumata sostanza che ci allietava nei pomeriggi di pioggia post-sessione d'esami, è una medicina vera e propria.
E non lo diciamo mica noi. Lo dice già il Testo Unico sulle Droghe 309 del 1990. Ma è solo dal 2006 che i medici possono prescrivere preparazioni magistrali contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico.
Cosa dice la legge?
Ecco i dati riportati dal sito dell'A
ssociazione Luca Coscioni (da sempre attenta ai temi che riguardano il diritto alla salute, anche tramite medicinali "non convenzionali").
Dal 2007 è possibile importare B
edrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex, in virtù di un accordo firmato tra i Ministeri di Salute e Difesa del settembre 2014. Ma le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte anche dallo
Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
La produzione è stata avviata nel 2016. Si tratta del prodotto
Cannabis FM-2 (contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%).
La cannabis terapeutica può essere quindi prescritta da un qualsiasi medico e per qualsiasi patologia per la quale esista in merito una letteratura scientifica accreditata. Il
prezzo dipende dal tipo di farmaco o di preparato prescritto. I
costi di approvvigionamento, invece, sono a carico del singolo paziente.
Chi ne sostiene i costi?
Costi di certo non contenuti, considerando che lo stabilimento sopra citato non riesce a soddisfare neanche lontanamente la domanda di medicinale dei pazienti italiani. Per quanto riguarda la rimborsabilità, sorge un ulteriore problema. Un
Decreto Ministeriale del 2015 (DM 9/11/2015), sostanzialmente, ne rimarca i margini di prescrizione e le patologie.
Ma per quanto riguarda i costi, invece, la palla è nelle mani dei singoli
Sistemi Sanitari Regionali, che decidono autonomamente
se e quanto rimborsare i pazienti che acquistano preparati a base di cannabis.
Tutto possibile, tutto a norma di legge. Peccato solo che il Decreto non prenda in considerazione le caratteristiche proprie culturali del contesto italiano. La cannabis, da sempre (anche tutt'ora) oggetto delle peggiori battaglie proibizioniste, è ancora
solo una droga tale agli occhi di molti medici. Questi ultimi, in nome di una mai specificata forma di
obiezione di coscienza, spesso rifiutano di produrre le ricette necessarie per l'accesso all'erba medicinale per i propri pazienti.
E qui sorge un problema, tra i tanti. Alla difficoltà di accesso alla prescrizione si somma, qualora qualcuno riesca a ottenerla, la
difficoltà di approvvigionamento del medicinale. Che, come già accennato,
spesso scarseggia. Si ricorre allora all'importazione della sostanza da paesi esteri che non hanno i nostri italici problemi di produzione:
Olanda su tutti.
Cosa fare, allora?
Cosa fare allora? L'unica soluzione plausibile, per molti, rimane quella di auto
produrre la propria cannabis. In gergo, coltivarsi l'erba.
Resta però uno scoglio insormontabile: c
oltivare cannabis, in Italia, è ancora un reato. Punibile con il carcere.
E poco importa se hai una prescrizione medica, ma le farmacie non possono rifornirti. Le pagine dei quotidiani sono piene di storie di uomini e di donne, che nella disperata ricerca del sollievo offerto dai derivati della cannabis,
incorrono nel freddo abbraccio della Giustizia. Sono migliaia attualmente i processi in corso per coltivazione di sostanze stupefacenti.
E di nuovo, poco importa se a farlo è un disabile, che in nome della necessaria continuità terapeutica decide di auto prodursi un medicinale, per sopperire alle carenze del sistema.
La storia di Walter De Benedetto
E una di queste storie ha preso una piega particolarmente surreale. Parliamo dell'odissea di
Walter De Benedetto. Un signore di 49 anni affetto da artrite reumatoide, una malattia degenerativa e pesantemente debilitante. Nel 2019 è stato arrestato e indagato per coltivazione di sostanza stupefacente. Lo scorso 23 febbraio, ad Arezzo, è iniziata l’udienza preliminare. Il
49enne è stato arrestato un anno e mezzo fa, nel 2019.
I carabinieri hanno fatto irruzione nella sua proprietà, rinvenendo una
coltivazione di cannabis. Walter si dichiara sin da subito colpevole, ma spiega immediatamente le finalità di tale coltivazione. Ovvero, quel famoso
uso personale, tra l'altro già depenalizzato in diverse legislazioni.
Non vuole andare a comprare per strada, considerando che questo favorisce la criminalità organizzata e non garantisce la necessaria omogeneità della sostanza.
Ovvero, avere a disposizione sempre le stessa tipologia di cannabis, nelle stesse quantità e con lo stesso principio attivo.
Criteri indispensabili se si utilizza la cannabis come medicinale.
Ma non c'è nulla da fare.
L'obbligatorietà dell'azione penale è più convincente delle spiegazioni di Walter. Per questo motivo, De Benedetto finisce indagato per coltivazione di sostanze stupefacenti.
Solidarietà bipartisan
Le
manifestazioni di solidarietà bipartisan non si fanno attendere: dai Radicali alla sinistra, passando per le diverse associazioni di malati sparse in tutta Italia. Tramite la campagna di supporto
Meglio Legale, Walter riesce a scrivere al presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, per chiedere il rispetto del diritto alle cure.
Queste le parole: "
Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo, il dolore non aspetta". L'iniziativa ha raccolto fino a oggi 20.000 firme.
Durante l'udienza preliminare del 23 febbraio,
i giudici hanno accolto le richieste della difesa, fissando il rito abbreviato al prossimo
27 aprile. Walter è difeso dagli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti.
Nella peggiore delle ipotesi rischia fino a 20 anni di carcere.
Le dichiarazioni di Walter De Benedetto
Rivolgendosi ai giudici, De Benedetto ha nuovamente
ammesso le proprie responsabilità, aggiungendo:
"
Mi assumo la mia responsabilità, ho fatto di tutto per essere in aula oggi per andare fino in fondo. Questa è una battaglia in cui non ci sono solo io, credo nella giustizia e nella legge, mi sento a posto con la mia coscienza".
L'imputato è arrivato in Tribunale accompagnato da un' ambulanza, a causa delle sue gravissime condizioni. La prossima udienza è stata fissata per il 27 aprile 2021.
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