Massimo Malavolta uccide la moglie Emanuela Massicci e telefona al padre: «Non respira»
I figli piccoli hanno aperto la porta ai soccorritori
Massimo Malavolta, 47 anni, avrebbe ucciso la moglie, Emanuela Massicci, 45enne insegnante e madre di due figli, con una brutale aggressione a mani nude. Il dramma si è consumato nell'abitazione di famiglia, davanti agli occhi increduli dei loro figli minorenni. Successivamente, l'uomo ha cercato di togliersi la vita, causando lesioni ai polsi. La tragedia ha scioccato la comunità locale, che si interroga sulle possibili motivazioni dietro un gesto così estremo.
L'allarme e l'arrivo dei soccorsi
Il primo segnale di quanto stava accadendo è giunto da una telefonata drammatica. «Emanuela non respira», avrebbe detto Massimo Malavolta al padre, il quale ha immediatamente contattato il 112. Quando i soccorritori sono giunti sul posto, la scena era agghiacciante. I due figli della coppia, spaventati ma lucidi, hanno aperto la porta, consentendo ai sanitari e ai vigili del fuoco di entrare.
Nella camera da letto chiusa dall'interno, i carabinieri hanno trovato Malavolta accasciato sul letto, insanguinato, con un coltello in pugno, e la moglie stesa a terra, ormai priva di vita. Dopo aver disarmato e messo in sicurezza l’uomo, è stato necessario prestargli assistenza medica a causa delle ferite autoinflitte.
Le cause della morte: i primi accertamenti
Secondo le prime analisi condotte dai medici legali incaricati dalla Procura, Emanuela Massicci presentava numerose tumefazioni al volto e in diverse parti del corpo, segni evidenti di una violenza brutale. Tuttavia, non sono state riscontrate lesioni da arma da taglio, suggerendo che la causa del decesso potrebbe essere legata alle percosse subite. Solo l’autopsia potrà fornire una risposta definitiva sulle cause e modalità della morte.
Il passato violento di Massimo Malavolta
Emergono dettagli inquietanti sul passato di Massimo Malavolta, già condannato nel 2015 per lesioni aggravate e atti persecutori contro un’altra donna. All’epoca, l’uomo fu sottoposto agli arresti domiciliari e successivamente condannato a una pena di sei mesi e venti giorni, sospesa con la condizionale. Questo passato di violenza solleva interrogativi sulla dinamica familiare e su eventuali segnali di allarme trascurati.
Nessuna denuncia, tante domande
Secondo quanto emerso, Emanuela Massicci non aveva mai sporto denuncia contro il marito, né erano mai stati segnalati episodi di violenza domestica alle autorità. Questo silenzio sottolinea una tragica realtà: molte vittime di violenza familiare non denunciano, spesso per paura o per proteggere i figli.
Una comunità sotto choc
La morte di Emanuela Massicci ha lasciato un vuoto profondo nella comunità locale, dove era stimata come insegnante e madre. Il dramma solleva ancora una volta la necessità di sensibilizzare sulla violenza domestica e di fornire strumenti efficaci per prevenire tragedie simili.