Carabinieri Piacenza, chi è Peppe Montella: dalle frasi razziste ai pestaggi
Si chiama Giuseppe Montella uno dei carabinieri arrestati a Piacenza, nell'ambito dell'inchiesta Odysseus, accusato di essere a capo della «piramide» di spaccio della caserma Levante. Nato a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, Peppe Montella, il 37enne è stato spedito in cella, accusato di pestaggi, estorsioni, spaccio e tortura, con oltre 50 capi d'imputazione. Dalle intercettazioni emerge il profilo di una persona che «vive al di sopra della legge», come riferisce il gip di Piacenza, Luca Milani. Nel suo garage, dal 2005 al 2020, ha messo insieme 11 auto e 16 moto, tra cui una Porsche Cayenne, quattro Bmw e due Mercedes. Un tenore di vita «decisamente sproporzionato» a fronte dei suoi 31.500 euro lordi di stipendio. Peppe Montella, «non mostra paura di nulla ed è dotato di un carattere particolarmente incline a prendere parte ad azioni pericolose e violente». Dalle foto su Facebook, a bordo piscina della sua villa, sembra un padre affettuoso, sempre sorridente, amante della famiglia. E infatti alla famiglia raccontava le sue gesta - lui che definiva il suo gruppo «una associazione a delinquere» e diceva di essere a capo della «piramide» - senza tralasciare i particolari più cruenti. Accennando alla moglie di una operazione di servizio appena conclusa, dopo aver sottolineato di essersi stirato un muscolo correndo dietro a uno spacciatore le dice senza problemi: «Amore, però lo abbiamo massacrato». L'essersi fatto male, «perché ho corso dietro a un negro», diventa anche un racconto per il figlio undicenne, che incuriosito lo incalza: «L'hai preso poi?, Gliele avete date? Chi eravate? Chi l'ha picchiato?». «Eh, un po' tutti», è la risposta dell'appuntato che, come per vantarsi, precisa che anche i suoi colleghi avevano picchiato lo straniero. E ancora, sempre parlando con la moglie, raccontando le fasi dell'arresto di un maghrebino, si vanta così: «Questo c'ha fatto penare... Mamma quante mazzate ha pigliato... Abbiamo aspettato là dieci minuti, siamo riusciti a bloccarlo, non parlava, e ha preso subito due-tre schiaffi. Ne ha prese amore... in Caserma, amore! Colava il sangue, sfasciato da tutte le parti. Un ragazzino del '96. Non ha detto "a"».