Omicidio Giulia Tramontano. Le indagini sull'omicidio di Giulia Tramontano, La giovane donna di 29 anni incinta di 7 mesi, stanno procedendo concentrandosi sull'analisi di decine di telecamere di sorveglianza e delle copie forensi dei dispositivi, tra cui tre pc e un tablet, sequestrati ad Alessandro Impagnatiello.

Omicidio Giulia Tramontano: il fulcro delle indagini

Questi due fronti rappresentano il fulcro delle indagini attuali condotte dai carabinieri e dalla Procura di Milano. L'obiettivo è ricostruire gli eventi "prima e dopo il delitto". L'inchiesta si concentra su due aspetti cruciali.

Da un lato, gli investigatori stanno esaminando attentamente le telecamere per tracciare i movimenti del barman trentenne nei giorni che precedono l'omicidio. Inoltre, stanno approfondendo le sue attività online, inclusa la ricerca di informazioni rilevanti e i suoi contatti durante quel periodo.

Dall'altro lato, rimane da stabilire con precisione cosa ha fatto il giovane dopo aver ucciso la sua fidanzata la sera del 27 maggio. Si sta cercando di determinare se abbia effettivamente nascosto il corpo in cantina, box o bagagliaio dell'auto per tre giorni, prima di disfarsene in un'intercapedine vicino a dei box in via Monte Rosa, non lontano dalla loro casa a Senago.

Per gli investigatori, sarà fondamentale ricostruire i movimenti del giovane frame dopo frame. Naturalmente, queste indagini si intrecciano con quelle volte a identificare eventuali complici che potrebbero aver aiutato il trentenne a occultare il cadavere. Al termine di questa fase delle indagini, potrebbe essere necessario sentire nuovamente come testimone la donna italo-inglese di 23 anni, con cui il barman aveva una relazione parallela. Secondo i magistrati, anche lei ha rischiato di essere uccisa da Impagnatiello, che nella notte dell'omicidio voleva incontrarla a tutti i costi. Tuttavia, spaventata anche per la sorte di Giulia, la donna non lo ha fatto entrare in casa.

La Procura

Ritiene che le ustioni estese sul corpo di Giulia Tramontano, emerse durante l'autopsia insieme alle numerose coltellate inferte, siano un elemento ulteriore da prendere seriamente in considerazione per dimostrare la premeditazione dell'omicidio da parte di Alessandro Impagnatiello.

Queste lesioni, insieme al fatto che i medici legali non sono stati in grado di determinare con certezza la data della morte, potrebbero suggerire che Impagnatiello abbia pianificato attentamente l'assassinio della sua fidanzata al settimo mese di gravidanza.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Rho, sotto la guida dell'aggiunto Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo, il barman trentenne avrebbe cercato di alterare la scena del crimine, cercando di far sembrare che la giovane fosse fuggita da casa loro a Senago per poi suicidarsi. Inoltre, Impagnatiello avrebbe raccontato diverse bugie, compreso il fatto che Giulia avesse problemi mentali e volesse farla finita, sia alla donna con cui aveva una relazione parallela che ad altri.

Le ustioni sul corpo di Giulia

Insieme all'incapacità di stabilire la data esatta della morte a causa del tentativo di bruciare il cadavere, sono elementi ritenuti centrali nelle indagini in corso. La premeditazione rimane un punto chiave delle attuali indagini, soprattutto alla luce delle ricerche sospette effettuate da Impagnatiello online, comprese le digitazioni del 26 maggio, il giorno prima dell'omicidio, che riguardavano la disconnessione dei dispositivi WhatsApp Web e come uscire da WhatsApp Web. Sarà inoltre importante determinare quando il giovane ha acquistato la benzina per il secondo tentativo di bruciare il corpo.

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