Il reddito di cittadinanza non si tocca. La Commissione europea si esprime a favore di tutte le misure che garantiscono un reddito minimo ai cittadini comunitari. Un sostegno che viene ritenuto essenziale per combattere povertà ed esclusione sociale, oltre che per sostenere l’occupazione. L’esecutivo comunitario si rivolge agli stati membri chiedendo di adottare regimi di reddito minimo più moderni ed efficaci, allo scopo di colmare il divario tra reddito percepito e livello di entrate necessarie per vivere dignitosamente. L’obiettivo dell’Ue è quello di raggiungere gli obiettivi sociali fissati per il 2030, che consistono nel ridurre di 15 milioni le persone a rischio povertà ed esclusione. Inoltre, l’Ue punta anche su livelli più alti di occupazione per i singoli stati: bisogna raggiungere il target del 78% della popolazione tra 20 e 64 anni occupata. Qual è quindi, la proposta di raccomandazione della Commissione per il reddito minimo? E perché in Italia è un tema particolarmente delicato con il nuovo governo, probabilmente guidato da Giorgia Meloni, che punta a revisionare profondamente il reddito di cittadinanza?

La proposta della Commissione Ue sul reddito minimo

L’esecutivo di Bruxelles propone una raccomandazione su un adeguato reddito minimo per garantire un’inclusione attiva, stabilendo inoltre le modalità attraverso cui i singoli paesi possono modernizzare le misure attualmente esistenti, come il reddito di cittadinanza in Italia. Si punta a renderle più efficaci nella lotta alla povertà, promuovendo anche l’integrazione con il mercato del lavoro.

Cos’è il reddito minimo per l’Ue

Come spiegato dalle istituzioni di Bruxelles, il reddito minimo è costituito da pagamenti in contanti utilizzati per aiutare le famiglie che hanno difficoltà economiche a colmare un gap rispetto a un livello di reddito ritenuto essenziale per poter pagare le bollette e condurre una vita dignitosa. I pagamenti possono essere integrati da prestazioni che danno accesso a servizi e incentivi mirati per accedere al mercato del lavoro. Per Bruxelles questa proposta può contribuire a raggiungere gli obiettivi sociali fissati per il 2030, ovvero la riduzione di almeno 15 milioni del numero di persone a rischio povertà.

Il lavoro come parte del reddito minimo

Secondo il commissario europeo al Lavoro, Nicola Schmit, l’incitamento al lavoro deve essere parte integrante delle misure in materia di reddito minimo. Le parole di Schmit arrivano in risposta a una domanda sull’ipotesi di una revisione del reddito di cittadinanza in Italia. Per il commissario europeo “la domanda è: per rimpiazzarlo con cosa? Con niente? Vorrebbe dire lasciare tutti coloro che non hanno accesso al momento al mercato del lavoro in una situazione di povertà e privazione assoluta”. Per l’Ue le politiche sul reddito minimo devono quindi essere legate in modo stretto a misure per l’inserimento nel mondo del lavoro, come previsto per esempio dal reddito di cittadinanza italiano. Schmit continua: “Ci possono essere effettivamente dei pericoli, di avere delle persone che non accettano il lavoro. Spetta agli stati membri mettere in campo delle misure e soprattutto dei servizi all’impiego, affinché effettivamente il lavoro sia la vera prospettiva”.

Il reddito di cittadinanza e il governo Meloni

La risposta del commissario al Lavoro, come detto, riguarda da vicino l’Italia. E sembra in parte un avvertimento al nuovo governo, che verrà probabilmente guidato da Giorgia Meloni. Il centrodestra, a partire proprio da Fratelli d’Italia, ha già detto di voler cambiare drasticamente il reddito di cittadinanza, con meno risorse stanziate per la misura rispetto al passato. Le frasi pronunciate da Schmit sembrano quindi un messaggio al prossimo governo italiano: il reddito di cittadinanza va migliorato, non smantellato. Inoltre la Commissione chiarisce che la misura deve ancora essere legata all’inserimento al mondo del lavoro. Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it
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