"Alessandro Impagnatiello ha ammesso di essere stato l'unico responsabile". È Sebastiano Sartori, l'avvocato del 30enne barman attualmente detenuto a San Vittore per l'omicidio della sua compagna incinta di sette mesi, Giulia Tramontano, a confermarlo. Inoltre, ha aggiunto: "Il coltello utilizzato per uccidere Giulia? Non è stato gettato via. Anzi, ha specificato esattamente dove si trova".

La confessione di Alessandro Impagnatiello Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso Giulia Tramontano a coltellate nella notte tra mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno. Dopo giorni di silenzio, si è infranto quando gli investigatori hanno scoperto tracce di sangue in casa, sulle scale del palazzo a Senago e nel bagagliaio dell'auto. L'omicidio della giovane di 29 anni sarebbe invece avvenuto nella serata di sabato 27 maggio.

Attualmente il 30enne è accusato di omicidio aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere. Le circostanze aggravanti di crudeltà ("non vi sarebbe stata particolare ferocia, considerando il tipo di arma utilizzata e il numero di colpi inferti") e soprattutto di premeditazione sono state escluse dal giudice, nonostante l'accusa esplicita della Procura: "Alessandro Impagnatiello ha pianificato l'omicidio di Giulia Tramontano".

LEGGI ANCHE La madre di Alessandro Impagnatiello: "Mio figlio è un mostro, non posso perdonarlo" Questa accusa è supportata da numerose ricerche effettuate dallo stesso Impagnatiello sul web, sia prima che dopo l'omicidio della sua compagna: "Sono significative le ricerche effettuate sabato 27 maggio, poco prima che Giulia tornasse a casa dopo l'incontro con l'altra donna di Impagnatiello: ricerche come 'Ceramica bruciata vasca da bagno' o addirittura 'Alberto Stasi Bollate'".

La messinscena della finta sparizione da Senago Sono passati quattro giorni tra l'assassinio e la confessione. Durante questo periodo, Alessandro Impagnatiello ha interpretato il ruolo del fidanzato preoccupato per la scomparsa improvvisa della sua compagna. "Baby, dove sei?", sono i messaggi che ha inviato al cellulare di Giulia, che nel frattempo era spento. È stato proprio lui, infatti, a denunciare per primo ai Carabinieri la scomparsa della 29enne. Ai militari ha raccontato: "Sono uscito di casa domenica mattina per andare al lavoro e Giulia stava ancora dormendo. Quando sono tornato, però, non c'era più". Ha aggiunto: "Ha portato con sé il bancomat, il passaporto e 500 euro". Nel frattempo, la fidanzata era già morta da diverse ore e nascosta in casa.

"Lo so che ultimamente non sono stato il fidanzato ideale, hai ragione su tutto. Ma dimmi solo se stai bene, dimmi che sei scappata in qualche paese lontano per ricominciare da capo". Questi sono ancora i messaggi inviati da Impagnatiello per depistare le indagini mentre il cerchio si stringeva intorno a lui. "Ho solo voglia di tornare a casa", scriveva ancora Impagnatiello utilizzando il cellulare di Giulia. Cercava di far credere che la giovane fosse tornata a Napoli, dalla sua famiglia d'origine.

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