Adrienne Vaughan morta in mare in Costiera Amalfitana: chiuse le indagini, 4 persone indagate
La manager della casa editrice britannica perse la vita dopo una collisione in mare. La Procura contesta omicidio colposo e frode processuale. Tra le accuse anche un presunto depistaggio

Si chiudono le indagini sulla tragedia avvenuta il 3 agosto 2023 nelle acque della Costiera Amalfitana, costata la vita ad Adrienne Vaughan, manager di una prestigiosa casa editrice britannica, nota per aver pubblicato anche la saga di Harry Potter. La Procura di Salerno ha formalmente iscritto quattro persone nel registro degli indagati, contestando a vario titolo le ipotesi di omicidio colposo e frode processuale.
La dinamica dell’incidente: la collisione fatale al largo del fiordo di Furore
La tragedia si consumò al largo del fiordo di Furore, tra i paesaggi incantevoli della Costiera Amalfitana, quando il gozzo su cui viaggiava Adrienne Vaughan con la famiglia entrò in collisione con il veliero Tortuga, noleggiato per eventi privati.
L’impatto fu violento e devastante: la manager 45enne venne sbattuta fuori bordo, riportando ferite letali. Nonostante i tempestivi soccorsi, la donna morì poco dopo, sotto gli occhi del marito e dei due figli.
Le accuse al comandante del gozzo: guida sotto effetto di droga e alcol
Secondo quanto emerso dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Salerno, il comandante del gozzo avrebbe timonato l’imbarcazione in stato di alterazione psico-fisica, risultando positivo alla cocaina e con un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti.
L’accusa sottolinea inoltre che il comandante avrebbe violato i limiti di velocità, non dando la precedenza al veliero Tortuga e rendendo impossibile una frenata o una manovra evasiva. Per questi motivi è accusato di omicidio colposo aggravato.
Gli altri indagati: due armatori e un amministratore della società
Le indagini hanno portato anche all’iscrizione di altri tre soggetti, tra cui due armatori e l’amministratore della società a responsabilità limitata che gestisce l’imbarcazione. Per loro la Procura ipotizza il concorso in frode processuale.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli indagati si sarebbero accorti che uno dei due timoni del gozzo mancava al momento dell’impatto. Il giorno successivo all’incidente, lo avrebbero fatto ritrovare sui fondali del punto in cui era avvenuta la collisione, con l’intento – ipotizza l’accusa – di falsificare la scena dell’incidente. Per gli investigatori, il timone era in realtà in loro possesso e non era a bordo al momento dello scontro.
Nessuna responsabilità per il comandante del veliero Tortuga
La perizia tecnica disposta dalla Procura ha escluso qualsiasi responsabilità da parte del comandante del veliero Tortuga. Secondo i consulenti, il veliero si trovava nella propria traiettoria corretta e procedeva a velocità adeguata, senza aver violato alcuna norma di navigazione.
L’unica responsabilità riconosciuta, dunque, riguarda l’imbarcazione su cui viaggiava la vittima e la presunta condotta successiva dei suoi gestori.
Una tragedia che ha scosso l'opinione pubblica
La morte di Adrienne Vaughan ha avuto grande eco non solo in Italia, ma anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove la manager era molto conosciuta nell’ambiente editoriale. Presidente della Bloomsbury USA, lascia un profondo vuoto nella sua famiglia e nel mondo culturale internazionale.
La sua morte ha sollevato l’attenzione sui temi della sicurezza in mare, in particolare per quanto riguarda le imbarcazioni da diporto spesso noleggiate a turisti in zone ad alta frequentazione come la Costiera Amalfitana.
I prossimi passi dell’inchiesta
Con la chiusura delle indagini preliminari, la Procura di Salerno si prepara ora a richiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. I legali delle persone coinvolte avranno la possibilità di presentare memorie difensive e chiedere l’archiviazione delle posizioni, ma gli elementi raccolti – tra cui testimonianze, video e referti tossicologici – appaiono solidi.
Nel frattempo, la famiglia di Adrienne Vaughan attende giustizia. Il marito, presente a bordo al momento dell’incidente, ha fin da subito denunciato pubblicamente le gravi carenze di sicurezza e auspicato che i responsabili siano puniti.