Schettino in semilibertà, il marito di una vittima della Concordia: “Sono arrabbiato"
A più di un decennio dalla tragedia della Costa Concordia, il marito di Grazia Trecarichi, una delle vittime, esprime rabbia e indignazione davanti alla possibile semilibertà per l'ex comandante Francesco Schettino.
Elio Vincenzi, professore in pensione e marito di Grazia Trecarichi, vittima del naufragio della Costa Concordia, si oppone con forza alla possibilità che Francesco Schettino, condannato a 16 anni per il disastro, possa ottenere la semilibertà. «Per noi vittime non c’è fine pena», afferma con dolore in un’intervista al Corriere della Sera. Il prossimo 4 marzo, il Tribunale di Sorveglianza si pronuncerà sulla richiesta di Schettino, ma per Vincenzi la giustizia sembra premiare chi ha sbagliato.
La tragedia della Costa Concordia e il dolore mai sopito
Il dramma personale di Elio Vincenzi
Grazia Trecarichi, sopravvissuta a un lungo calvario contro il cancro, perse la vita nella tragedia della Costa Concordia il 13 gennaio 2012. «Io non ero sulla nave perché insegnavo. Dissi a mia moglie di andare con nostra figlia, che si è salvata. Da allora non mi do pace: se fossi stato lì, sono sicuro che l’avrei salvata», racconta Vincenzi. Il senso di colpa e la perdita hanno sconvolto la sua esistenza, lasciando un vuoto incolmabile.
Una tragedia dimenticata?
A oltre dieci anni dal naufragio, Vincenzi teme che il ricordo di quanto accaduto stia svanendo. «Vorrei che sul punto esatto dell’impatto fosse apposta una stele o un cippo. Ad oggi c’è solo una targhetta da due soldi», denuncia, sottolineando come l’importanza della memoria stia sbiadendo anche nelle commemorazioni ufficiali.
La rabbia contro Schettino e il sistema giudiziario
"Come si può concedere la semilibertà?"
Elio Vincenzi non nasconde la sua indignazione per la possibile semilibertà di Schettino, che dal 2020 partecipa a progetti di digitalizzazione di documenti giudiziari. «Me lo aspettavo, ma sono arrabbiato. Non è una polemica con la magistratura, ma c’è un meccanismo nella giustizia italiana che non mi piace», afferma. Per lui, la legge sembra non tenere conto delle vittime.
Domande senza risposte
Vincenzi vorrebbe confrontarsi con Schettino, ma le sue parole sono cariche di amarezza: «Come ha fatto un comandante ad abbandonare le vittime? Come ha potuto cambiare i vestiti e salire su una scialuppa?». Questioni che rimangono senza risposta, alimentando il dolore e la frustrazione.
La battaglia per mantenere viva la memoria
Un progetto per non dimenticare
Per evitare che il sacrificio delle vittime venga dimenticato, Vincenzi sta raccogliendo testimonianze e promuovendo iniziative commemorative. «Non permetterò che nessuno dimentichi quello che è successo», afferma, impegnandosi a mantenere viva la memoria della tragedia.
Un simbolo per il ricordo
Tra le proposte di Vincenzi c’è l’idea di un cippo commemorativo sul luogo dell’impatto. «La memoria è importante per onorare le vittime e prevenire che simili tragedie si ripetano», sottolinea, auspicando un maggiore impegno da parte delle istituzioni.
La tragedia della Costa Concordia ha lasciato segni profondi nelle vite delle vittime e dei loro familiari. Per Elio Vincenzi, il ricordo della moglie Grazia e la battaglia per la memoria sono il modo per trasformare il dolore in un messaggio di giustizia. La possibilità di semilibertà per Schettino rappresenta, per lui, una ferita che si riapre, rendendo ancora più urgente la necessità di non dimenticare.