claudio amendola

Claudio Amendola, volto amatissimo del cinema e della televisione italiana, si racconta in un’intervista a La Stampa parlando della sua nuova avventura culinaria a Milano, dei suoi pensieri sull’intelligenza artificiale e del suo rapporto con il cibo. Un racconto genuino, in cui emergono l’amore per la tradizione romana, il valore della famiglia e l’importanza dell’imperfezione nell’arte.

Cascina Romana: un angolo di Roma a Milano

Con la sua Cascina Romana, Claudio Amendola porta nel capoluogo lombardo i sapori autentici della tradizione capitolina. "La peculiarità della cucina romana è sicuramente l’accoglienza: da noi si mettono le zampe sotto il tavolo e si sta là, a mangiare", racconta l’attore. Pranzi lunghi, convivialità e piatti ricchi di gusto sono l’anima del progetto.

La bottiglieria dei Cesaroni

Amendola scherza sul paragone con il suo personaggio dei Cesaroni: "Ce prova". E, anche se ammette che non sta inventando nulla di nuovo, si dice felice dei sorrisi soddisfatti dei clienti. "Non è una gara a chi fa la carbonara più buona", precisa, ma ricevere complimenti su un piatto iconico come la pasta romana è comunque una grande soddisfazione.

No alla carbonara veg e all'amatriciana light

Su una cosa Claudio Amendola è categorico: non ci sarà spazio per rivisitazioni light o vegane dei grandi classici. "Ognuno è libero di sperimentare, però… magnatevele voi", afferma con la sua consueta ironia. La tradizione, per lui, non si tocca.

Il rapporto personale con il cibo

"Quando non giro, mangio e metto su quei 5 kg in più", confessa Amendola. Ma in vista delle riprese si rimette a dieta senza difficoltà, segno che il suo rapporto con il cibo è sano e sereno. "Dietro al cibo possono esserci problemi gravi, o semplicemente il piacere di godersi una parte bellissima della vita", riflette.

Una passione di famiglia

In casa Amendola il vero chef è suo figlio, appassionato di ristoranti di nicchia e nuovi sapori. Tra le specialità di Cascina Romana spiccano il Cappuccino di baccalà, la Fettuccina del cornuto e la cipolla cremosa, piatti che uniscono tradizione e creatività.

L'intelligenza artificiale e l'arte

Amendola, che in passato aveva espresso timori sull'intelligenza artificiale nel cinema, precisa oggi che si trattava di "una mezza battuta". Tuttavia, resta critico: "Nessuna macchina potrà mai dire una battuta con l'intensità di un Elio Germano".

Il valore dello studio e dell'imperfezione

Commentando la decisione dell’Academy di premiare attori che usano IA per correggere i difetti di dizione, Amendola è netto: "Hai l’accento? Studia e levatelo. Punto." E ricorda la sua esperienza sul set di Mery per sempre, quando passò mesi a Palermo per imparare il dialetto ascoltando la "musica" della parlata locale.

"Dio è nell’imperfezione"

Per Amendola, l’imperfezione è la vera essenza dell’arte. "C’è una rincorsa alla perfezione quando invece Dio è nell’imperfezione. È la fallibilità che, da artista, mi interessa", conclude. Un pensiero che conferma la sua visione autentica e appassionata del mestiere di attore e della vita stessa.

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