Un commento infuocato. Poche, e durissime, righe.
Contro il governo e di fatto contro Silvia Romano. Lo sfogo piove su Twitter nella mattinata di unedì 11 maggio e a firmarlo è il professor Alessandro Meluzzi, che punta il dito contro il pagamento del riscatto e contro le conseguenze che queso atto potrebbe avere per altri nostri connazionali e nella lotta al terrorismo: "Da oggi tutti i fondamentalisti islamici dal Mali a Dacca passando per Mogadiscio sanno che gallinella italiana dalle uova d’oro vale almeno quattro milioni euro - premette -. Sconsigliati tour in zona salvo che per conversione a Sharia con annessa Sindrome di Stoccolma a spese contribuenti", conclude Meluzzi, ancor più tagliente e scatenato.
https://twitter.com/a_meluzzi/status/1259732106026123264?s=20
Il racconto della prigionia di Silvia Romano ai Pm
Non sono stati mesi semplici, quelli vissuti da Silvia in Africa dal momento del rapimento: la giovane cooperante italiana è stata ammalata in modo serio. “Ogni tre mesi cambiavo covo”, ha raccontato Silvia agli inquirenti dando nuovi dettagli di quei mesi trascorsi senza mai essere stata legata né aver visto in volto i suoi rapitori. Molti i trasferimenti da un nascondiglio all’altro, e sempre in luoghi abitati, dove Silvia veniva chiusa in stanze e non ha mai incontrato altre donne. Così i carcerieri, – sempre gli stessi e presenti in tre, ha spiegato – sono riusciti a tenerla nascosta. “Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato”, ha detto la cooperante ai pm di Sergio Colaiocco che l’hanno ascoltata con i carabinieri dell’antiterrorismo.
Prelevata il 20 novembre del 2018 dall’orfanotrofio di Chakama, in Kenya, da un commando armato di 8 persone, è stata poi venduta ai terroristi somali di Al Shabaab. Per arrivare in Somalia ci sono volute quattro settimane di spostamenti in moto, spesso a piedi e con altri mezzi, ha chiarito Silvia nell’interrogatorio.
La conversione all’Islam
Poi, la conversione all’Islam. “E’ successo a metà prigionia, – ha raccontato – quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata”. Già al suo arrivo Silvia aveva fugato i dubbi che la decisione fosse avvenuta a causa delle condizioni psicologiche affrontate in Africa, chiarendo che si è trattato di una sua libera scelta. “Nessuno mi ha costretta. E non è vero che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze”, ha dichiarato. L’ipotesi di un’adesione forzata all’Islam sarebbe suffragata anche da una notizia circolata nei mesi scorsi, secondo cui la giovane cooperante sarebbe stata costretta a sposare uno dei carcerieri.(Libero/Repubblica)
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