BOLOGNA. Domani il piccolo Mattia avrebbe festeggiato due anni insieme alla sorella gemella. Purtroppo Mattia è morto pochi mesi dopo il parto, al policlinico Sant’Orsola di Bologna, il 6 marzo 2021. Qui era stato ricoverato d’urgenza, il giorno dopo la nascita. I genitori di Mattia ora chiedono giustizia. Convinti che "se all’ospedale di Rimini avessero diagnosticato in tempo la malformazione cardiaca congenita che aveva, nostro figlio poteva essere salvato". La battaglia dei genitori è iniziata poco tempo dopo la sua morte. Perché "all’ospedale di Bologna – racconta la madre, Veronica, che era al secondo parto (ha anche un figlio di 13 anni) – i medici ci hanno detto che se durante la gravidanza fosse eseguita un’approfondita ecografia morfologica, c’era la possibilità di poter diagnosticare la malformazione e intervenire".

La famiglia vuole la verità

Veronica e il compagno hanno deciso di andare fino in fondo alla questione, e si sono rivolti all’avvocato Davide Grassi. Che ha chiesto una perizia di parte al dottor Andrea Casolino, esperto medico legale (è consulente per il tribunale di Bologna). Sulla base di cartelle cliniche e referti, Casolino ha concluso che "il ritardo diagnostico e di trattamento hanno ridotto sensibilmente le chance di sopravvivenza del neonato". Attraverso "una morfologica – continua il perito nella relazione – si sarebbe potuto procedere alla diagnosi prenatale programmando il parto in un centro specializzato (come quello di Bologna) per il trattamento tempestivo della malformazione", ed "effettuando così l’intervento". Le condizioni del piccolo, a differenza della sorella gemella (nata sana), erano già disperate quando è venuto alla luce. "Non dimenticherò mai quel giorno – dice Veronica in lacrime – Mattia era nato cianotico, a causa dell’insufficiente ossigenazione provocata dalla malformazione". Il bambino fu subito ricoverato nella terapia intensiva neonatale dell’ospedale ’Infermi’. Il giorno dopo il trasferimento al reparto di cardiochirurgia del Sant’Orsola di Bologna, nel tentativo di salvarlo. L’hanno intubato, è stato ricoverato 4 mesi: purtroppo per Mattia non c’è stato nulla da fare. Veronica, questo sì, era stata ricoverata varie volte in ospedale, per la minaccia di parto prematuro. Ma fino al parto, nessuno degli esami aveva evidenziato malformazioni su Mattia. Poi, il giorno del parto, la drammatica scoperta. E la morte di Mattia, quattro mesi dopo, a Bologna. La famiglia non ha ancora fatto causa all’Ausl, ma nel frattempo tramite il proprio legale ha avanzato una richiesta di risarcimento. I genitori chiedono un milione di euro di danni per la scomparsa del figlio. "Ma questa non è una questione economica – conclude Veronica – ma di giustizia. Mattia è morto, nessuna somma potrà restituircelo. Chiediamo che sia fatta luce sulla sua morte e che siano accertate le eventuali responsabilità". [sv slug="seguici"]
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