Le strade di Napoli si sono riempite di manifestanti mentre la protesta contro la fine del Reddito di Cittadinanza ha preso forma. Centinaia di persone hanno partecipato al corteo, esprimendo il loro dissenso per la sospensione di questo sostegno finanziario. Tuttavia, gli eventi non sono stati privi di momenti di tensione con le forze dell'ordine, oltre a causare disagi significativi al traffico cittadino.

Non solo Napoli, ma anche a Cosenza la voce di protesta si è fatta sentire, con una manifestazione davanti alla sede dell'Inps. L'allarme è stato suonato venerdì scorso, il 25 agosto, quando l'Inps ha comunicato a migliaia di famiglie che il loro Reddito di Cittadinanza sarebbe giunto al termine. Nel secondo round di comunicazioni, sono coinvolti 33.765 nuclei familiari.

Di questi, più di 5.000 (5.275) si trovavano a Napoli, una città che ha visto una crescita significativa del numero di coloro che hanno esaurito le sette mensilità concesse nel 2023. Questi dati allarmano su scala nazionale, con la Sicilia e la Campania in testa per il numero di nuclei familiari coinvolti.

A livello nazionale, più di 154.000 nuclei familiari hanno perso il Reddito di Cittadinanza a luglio. Si prevede che altri 40.800 messaggi di cessazione saranno recapitati tra settembre e dicembre, portando il totale a 229.000 famiglie coinvolte. Questi sono nuclei familiari che non includono membri minori, disabili o anziani sopra i 60 anni, né sono assistiti dai servizi sociali. Dal primo settembre, queste famiglie potranno fare richiesta per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl). Se soddisfano i requisiti, saranno avviati a percorsi di professionalizzazione e inserimento lavorativo, con un contributo mensile di 350 euro per 12 mesi.

Oltre alle proteste, c'è anche un cambiamento nei servizi. Dal primo settembre, entrerà in funzione una nuova piattaforma per il lavoro. Si tratta del Sistema Informativo per l'Inclusione Sociale e Lavorativa (Siisl), che mira a collegare domanda e offerta lavorativa.

Nel gennaio 2024, sarà introdotto l'Assegno di Inclusione (Adi) destinato ai nuclei familiari con minori, disabili, anziani sopra i 60 anni o membri in programmi di assistenza sociale e sanitaria.

Queste proteste, cariche di disagio e frustrazione, danno voce a coloro che si sentono abbandonati da un sistema che, nonostante le nuove misure, ha lasciato un vuoto nell'assistenza finanziaria a famiglie bisognose. Le strade delle città coinvolte sono diventate il palcoscenico per questo grido di dissenso e richiesta di giustizia.

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