Coinvolto anche un consigliere di Fratelli d'Italia
Gravitano nell’orbita di clan che hanno scritto di proprio pugno la storia della ‘ndrangheta e dall’Australia alla Calabria.
Ma soprattutto di mettere a libro paga politici e rappresentanti istituzionali, fra cui il neoeletto consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo.
Sindaco di Sant’Eufemia e vicepresidente del parco dell’Aspromonte, finito ai domiciliari anche per gli spasmodici tentativi di ramazzare preferenze per le regionali del mese scorso.
In totale sono sessantacinque persone, fra capi, gregari e uomini a disposizione del clan Alvaro.
Le persone arrestate questa mattina all’alba dagli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Palmi.
Su richiesta della procura antimafia guidata da Giovanni Bombardieri e per ordine del Tribunale in 53 sono finiti in carcere e 12 ai domiciliari, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, diversi reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso.
I POLITICI COINVOLTI
È quest’ultima l’accusa contestata al neoconsigliere Domenico Creazzo, che per essere certo dell’elezione in assemblea regionale si è rivolto ai clan, prima tramite il fratello Antonino, in contatto diretto con figure apicali degli Alvaro, poi direttamente, con il preciso intento di sbaragliare gli avversari politici e strappare un ruolo in Giunta. Ma fra gli arrestati ci sono anche il vicesindaco di Sant’Eufemia, Cosimo Idà, in manette come elemento di vertice del clan, il Presidente del Consiglio Comunale Angelo Alati, considerato il "mastro di giornata" della cosca, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico ingegnere Domenico Luppino, referente per gli appalti pubblici del Comune e Domenico “Dominique” Forgione, consigliere comunale di minoranza, che aveva il compito di monitorare appalti e lavori per consentire l’infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla cosca eufemiese.
BOSS IN MANETTE
In manette sono finiti anche capi storici del clan, luogotenenti e giovani leve che condizionavano totalmente la vita di Sant’Eufemia e di tutto il comprensorio aspromontano. Fra loro ci sono Domenico “Micu” Alvaro (cl.'77), Salvatore “Turi Pajeco” Alvaro, Cosimo “Spagnoletta” Cannizzaro (cl.'44), l’imprenditore Domenico “Rocchellina” Laurendi e Francesco Cannizzaro alias “Cannedda” (cl. '30) uno dei patriarchi della 'ndrangheta, fra i partecipanti allo storico summit di Montalto del 1969 che ha sancito l’unitarietà della ‘ndrangheta. Nuove accuse hanno raggiunto in carcere anche il boss Cosimo Alvaro “Pelliccia”, già detenuto per altra causa.
(LaRepubblica)
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