Strage di Paderno Dugnano, Riccardo dichiarato parzialmente incapace: "Voleva essere immortale"
Uccise padre, madre e fratellino con 108 coltellate: secondo lo psichiatra Franco Martelli, il giovane viveva tra realtà e fantasia. Riconosciuto un vizio parziale di mente, ora rischia una pena ridotta nel processo abbreviato.

La notte del 31 agosto scorso, Riccardo C., allora diciassettenne, massacrò la sua famiglia a coltellate nella loro abitazione a Paderno Dugnano, provincia di Milano. Un delitto sconvolgente, caratterizzato da una violenza estrema: 108 coltellate distribuite sul corpo dei genitori e del fratellino di soli 12 anni, vittima principale della furia omicida. Ora, a distanza di mesi, emergono nuovi dettagli grazie alle perizie psichiatriche richieste dalla gip Laura Margherita Pietrasanta, che hanno riconosciuto al ragazzo una ridotta capacità di intendere e volere al momento della strage.
Le perizie psichiatriche e lo sconto di pena
Secondo quanto stabilito dallo psichiatra Franco Martelli, incaricato dal tribunale, Riccardo era parzialmente incapace di intendere e volere mentre commetteva il triplice omicidio. Una conclusione che potrebbe avere conseguenze dirette sulla pena: se il giudice confermerà questa diagnosi durante il processo abbreviato, Riccardo potrebbe beneficiare di una riduzione significativa della condanna.
Diversa invece la posizione della difilsa: l’avvocato Amedeo Rizza, tramite il consulente di parte Marco Mollica, sostiene che Riccardo fosse completamente incapace di intendere e volere al momento dei fatti. Una posizione difensiva che sarà valutata attentamente nel corso del processo, in cui si confronteranno tutte le relazioni prodotte.
Dal giudizio immediato al processo abbreviato
La vicenda giudiziaria ha avuto fin da subito una complessa evoluzione. Lo scorso ottobre, su richiesta della difesa e a seguito delle indagini coordinate dalle pm per i minorenni Sabrina Ditaranto ed Elisa Salatino, la gip aveva ordinato una perizia in incidente probatorio, eseguita dal dottor Martelli sul giovane detenuto nel carcere minorile di Firenze. Tale perizia, depositata il 14 marzo, sarà ora al centro di un confronto decisivo previsto per aprile. Nel frattempo, la Procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato, mentre la difesa punterà a ottenere il rito abbreviato, che garantisce uno sconto automatico della pena.
"Doveva liberarsi degli affetti per diventare immortale"
Alla base della ridotta capacità di intendere e volere, secondo Martelli, ci sarebbe un complesso quadro psicologico. Riccardo era intrappolato tra realtà e fantasia, in un universo mentale che gli imponeva di liberarsi di tutti gli affetti per raggiungere una sorta di immortalità. «Voleva rifugiarsi nel suo mondo fantastico della immortalità – scrive lo psichiatra – e per raggiungerlo, nella sua mente era convinto di doversi liberare di tutti gli affetti». Il giovane avrebbe dunque agito spinto da un bisogno folle di liberazione, che lo aveva reso incapace di valutare fino in fondo le conseguenze del suo terribile gesto.
Il malessere e l’isolamento raccontati agli psicologi
Nei colloqui svolti con gli psicologi durante la detenzione, Riccardo ha parlato di un malessere profondo che lo accompagnava da tempo, intensificatosi nei mesi precedenti alla strage. «Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima», ha dichiarato il ragazzo, spiegando che il suo gesto non aveva un movente razionale: «Volevo essere immortale, uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero».
Competizione e disagio familiare: un quadro complesso
Pur non evidenziando tensioni particolari durante le ultime vacanze estive, definite da lui stesso come «serene», Riccardo aveva confessato agli psicologi di aver percepito costantemente un «clima competitivo» nella sua vita. Una competizione che sentiva sia nell'ambiente familiare sia nello sport e più in generale nella società, facendolo sentire sempre più estraneo al mondo circostante.
Il delitto deciso durante la festa di compleanno del padre
A rendere ancora più drammatica la vicenda è il fatto che il giovane abbia deciso di sterminare la propria famiglia proprio durante la festa di compleanno del padre. Davanti alla giudice, dopo l’arresto, Riccardo aveva infatti dichiarato: «È stata la sera della festa che ho pensato di farlo». Un pensiero improvviso e irreversibile, nato in un contesto apparentemente tranquillo.
Una tragedia che attende giustizia
La conclusione del processo abbreviato e la decisione definitiva sulla capacità mentale del ragazzo saranno determinanti per comprendere fino in fondo questa terribile tragedia. Nel frattempo, la comunità di Paderno Dugnano e l'opinione pubblica restano sconvolte, in attesa di risposte su uno dei casi più crudeli e inspiegabili degli ultimi anni.